La parola

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Il commento alla seconda lettura della Liturgia della Parola

Il mistero della Santissima Trinità, Dio Unico e Trino, unico nella sostanza in tre persone, è al cuore della fede cristiana. Si parla spesso delle Tre grandi religioni monoteiste, si parla di 'popoli del libro', con riferimento ai nostri Fratelli Maggiori, i credenti di religione ebraica, e con riferimento ai discepoli di Muhammed Maometto. Yahvè, Allah, Dio è sempre unico, ed è certo vero che in queste tre religioni si è fatto conoscere attraverso delle Scritture Sacre.

Viviamo un'altra domenica straordinaria, il compimento dei 50 giorni pasquali. La profezia anticotestamentaria delle 'sette settimane', 49 giorni, più il giorno della festa-compimento, trova la sua luce nella ri-lettura di fede della chiesa, e diventa il periodo che segue il mistero pasquale di Gesù, morto, risorto e asceso alla destra della potenza del Padre. Ciò che il mattino di Pasqua diventa vero per Gesù, al compiersi dei cinquanta giorni diventa esperienza personale, autenticamente umana - quindi vera - di ogni credente.

Dal momento che in questo anno liturgico in corso leggiamo il Vangelo di Marco, il brano che parla della festa di questa domenica dell'Ascensione è tratto dal finale aggiunto di questo Vangelo, anche se i manoscritti più antichi ed autorevoli si fermano al versetto 8 del capitolo 16. Ai più attenti tra i lettori del Vangelo non sfuggirà il fatto che i versetti 9-20 sembrano aggiunti da qualcuno che non digeriva il finale brusco di Marco, che chiude con il silenzio e la fuga terrorizzata delle donne davanti al giovane in bianche vesti (Gesù stesso Risorto?).

La reciprocità dell'amore con cui finivamo il commento alla prima parte del capitolo 15 di Giovanni, letto domenica scorsa, è esattamente il punto dal quale la pagina odierna comincia. Viene esplicitato quanto avevamo intuito: con la metafora della vite, Gesù voleva parlare dell'amore unico con cui Dio, amando Israele, ha amato lui.

La pagina di Vangelo di questa domenica quarta del tempo pasquale è parte del capitolo decimo del Vangelo di Giovanni, e risulta comprensibile solo se letta nel suo contesto, ossia i capitoli nove e dieci.Leggiamo infatti il seguito del racconto della guarigione del cieco nato, nel Tempio di Gerusalemme, probabilmente durante la festa della Dedicazione del Tempio (Chanukka), una festa invernale con un rituale pieno di luci, simile al nostro Natale.

Il capitolo 24 di san Luca è una di quelle pagine fondamentali nell'economia del Vangelo, indispensabili per capire l'essenziale della Buona Novella: la presenza del Vivente in mezzo a noi, Gesù Cristo, morto e risorto.

'La mattina presto, mentre era ancora notte', è l'esordio di questa pagina di Vangelo importantissima, cardine della nostra fede cristiana, incentrata sulla Pasqua. Tutto il Vangelo di Giovanni è attraversato da questa idea: la luce ha squarciato le tenebre! Ed essa torna in molti modi: la luce della Parola sfonda il silenzio, la luce di Colui che guarisce i ciechi, la luce del Messia che abbaglia chi crede di vedere. Bisogna conoscere a fondo tante altre pagine della Scrittura per gustare a fondo il racconto di Giovanni della Risurrezione, il suo annuncio pasquale.

Durante quest’anno liturgico stiamo leggendo domenica per domenica il Vangelo di Marco (integrato qui e là dal Vangelo di Giovanni). Logicamente quindi la litugia della domenica delle Palme di quest’anno ci propone la lettura per intero della Passione secondo Marco. Vediamo quindi alcune chiavi di lettura che ci aiutano a collocare la versione di Marco della Passione all’interno del racconto del suo Vangelo.