La parola

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Il commento alla seconda lettura della Liturgia della Parola

Nella seconda domenica del tempo quaresimale, la Chiesa propone il mistero della trasfigurazione del Signore, evento di luce e di gloria, attestato nei tre vangeli sinottici (Mt - Mc - Lc); è bene inserire la narrazione di Luca, nel contesto della sezione, rappresentata dal cap. 9 del suo vangelo: il capitolo si apre con la singolare menzione del tetrarca Erode che, sentendo parlare di Gesù, è perplesso, incuriosito (9,7-9), tanto che desidera vedere Gesù, 'cercava di vederlo' (Lc 9,9).

Carissimi fratelli e sorelle nel Signore!Oggi, prima domenica di Quaresima, vengo nelle vostre Comunità, durante la Celebrazione Eucaristica, per rivolgervi una breve omelia. In un certo senso prendo il posto dei vostri Sacerdoti, che saluto con stima e affetto per la fedeltà generosa nel servizio pastorale tra voi e per voi. Essi rappresentano Gesù Buon Pastore e rendono presente il Vescovo, Successore degli Apostoli, Padre e Pastore della Chiesa Particolare che è la Diocesi.

Proseguiamo, in questa domenica, l'ascolto del discorso della pianura, assai più sintetico rispetto al parallelo discorso del monte in Matteo (cc. 5-7): di fatto, Luca concentra la sua attenzione sulle beatitudini e sul comandamento dell'amore, come strada per imitare il Padre.

Proseguiamo, in questa domenica, l'ascolto del discorso della pianura, assai più sintetico rispetto al parallelo discorso del monte in Matteo (cc. 5-7): di fatto, Luca concentra la sua attenzione sulle beatitudini e sul comandamento dell'amore, come strada per imitare il Padre.

Il vangelo di questa domenica propone a noi la pagina delle beatitudini, nella particolare versione di Luca: noi, probabilmente, abbiamo più familiari le otto beatitudini di Matteo, che aprono il grande discorso del monte (Mt 5-7); Luca, pone la scena in un luogo pianeggiante, al centro Gesù, circondato dai Dodici e dalle folle che lo ascoltano, incuriosite dai suoi prodigi e dalle sue parole.

In modo originale, Luca descrive nel suo vangelo la chiamata dei primi discepoli: mentre Matteo e Marco collocano l'episodio subito dopo le tentazioni nel deserto e l'inizio della predicazione di Gesù in Galilea (cfr. Mt 4,18-22; Mc1,16-20), il terzo evangelista ha già mostrato Gesù all'opera, nei miracoli compiuti a Cafarnao e inserisce l'evento della chiamata nella cornice di una pesca miracolosa, che ha un possibile parallelo in Gv 21, nella terza manifestazione del Risorto ad un gruppo di discepoli.

Continua, in questa domenica, il racconto di Luca incentrato sul solenne inizio del ministero messianico di Gesù, consacrato nello Spirito, racconto ambientato nella sinagoga di Nazareth: dopo l'inatteso annuncio del compimento 'oggi' della parola profetica, abbiamo davanti agli occhi la reazione dei concittadini di Gesù, che improvvisamente trapassa dallo stupore di fronte alle sue parole allo scandalo, all'ostilità, al rifiuto violento.

Il brano evangelico proposto alla nostra riflessione, è evidentemente composto da due parti distinte: si tratta del prologo che Luca colloca all'inizio del suo scritto (1,1-4) e dell'inaugurazione solenne del ministero pubblico di Gesù, con la sua predicazione nella sinagoga di Nazaret (4,16-30: noi leggiamo solo l'inizio del drammatico racconto).

Il miracolo dell'acqua tramutata in vino, buono e abbondante, è considerato da Gio-vanni come momento di rivelazione: è il primo dei segni, primo non solo in senso cronologico, ma come tipo, come radice e significato di tutti i segni che Gesù compirà. Per il quarto evangelista, i miracoli sono appunto segni, gesti che racchiudono un mistero e svelano la sua gloria di Cristo, Verbo incarnato.

Non poteva mancare alla nostra meditazione di Avvento l'incontro con Maria di Nazaret. Tutto l'Avvento parla di lei, dei nove mesi di gestazione, di attesa silenziosa, di trasformazione interiore e non solo corporea per prepararsi ad accogliere dentro di sé e dare alla luce per il mondo il Figlio di Dio Gesù. San Luca, attento osservatore della Madre di Dio, eco fedele dei suoi sentimenti più intimi, rispetto all'evangelista Marco aggiunge i primi due capitoli del suo Vangelo, chiamati 'Vangeli dell'infanzia'.