Il tempo pasquale, segnato dalla memoria gioiosa della risurrezione del Signore, è caratterizzato, nelle ultime settimane, dall'annuncio del grande dono dello Spirito, che nella solennità di Pentecoste sarà celebrato come origine e anima della Chiesa nascente. In quest'orizzonte, ascoltiamo dal vangelo di Giovanni un passo tratto dal lungo discorso d'addio di Gesù, nel contesto dell'ultima cena: si tratta della prima promessa dello Spirito, legata al mistero della Pasqua imminente.
Il commento alla seconda lettura della Liturgia della Parola
Nel tempo pasquale ascoltiamo alcuni passaggi dei grandi 'discorsi d'addio' che l'evangelista Giovanni ha raccolto e redatto nella cornice della cena testamentaria di Gesù con i suoi discepoli (Gv 13-17): sono capitoli d'inesauribile ricchezza, nei quali si avverte la forza di una parola, meditata, riletta, quasi ruminata per lungo tempo, nella memoria dell'evangelista e della sua comunità .
Al centro della liturgia di questa domenica, sta la figura di Cristo, pastore buono e fedele, che apre ai suoi discepoli il cammino alla vera vita: nel vangelo ascoltiamo la prima parte di quella composita allegoria/similitudine, svolta da Giovanni su Gesù pastore e porta delle pecore (10,1-10), che trova il suo culmine nell'auto-presentazione di Cristo quale 'pastore buono (in greco kalòs 'bello') che offre la sua vita per le pecore' (cfr. 10,11-18).
Il racconto dei discepoli di Emmaus è una delle pagine più intense e suggestive del vangelo, nella quale, con grande capacità narrativa ed evocativa, Luca delinea gli elementi essenziali dell'esperienza di fede dei discepoli di ogni tempo. Come nelle altra manifestazioni pasquali, l'iniziativa è tutta di Gesù, che sembra oltrepassare ogni attesa e previsione umana, e, nello stesso tempo, sa farsi carico della debolezza dei suoi discepoli.
Nel cuore della notte pasquale, è proclamato il grande annuncio, attraverso il racconto della visita delle donne, all'alba del primo giorno della settimana: nella versione di Matteo, proposta quest'anno, traspare con forza la novità e la sorpresa dell'evento.
Nel cuore della notte pasquale, è proclamato il grande annuncio, attraverso il racconto della visita delle donne, all'alba del primo giorno della settimana: nella versione di Matteo, proposta quest'anno, traspare con forza la novità e la sorpresa dell'evento.
à sempre impressionante l'accostamento, in questa domenica, di due testi apparentemente così differenti: il racconto dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme, e la narrazione degli eventi drammatici della sua passione.
La terza grande pagina di Giovanni, proposta in quest'anno liturgico nel tempo di Quaresima, ha un evidente carattere pasquale, e, come i precedenti brani della samaritana e del cieco nato, si presta ad una rilettura in chiave battesimale: la risurrezione di Lazzaro, ormai preda della corruzione della morte, diventa un annuncio della risurrezione di Gesù, e una figura di quella nuova vita, donata ai credenti, a partire dal gesto battesimale.
In queste domeniche di Quaresima, ascoltiamo tre lunghi brani del vangelo di Giovanni, che fin dai primi secoli accompagnavano i catecumeni nelle settimane precedenti alla celebrazione del battesimo nella notte di Pasqua, e con differenti simboli, l'evangelista teologo ci conduce a scrutare il mistero della nostra rinascita in Cristo e, più profondamente, a scoprire la presenza di Gesù, dono di vita e di luce per gli uomini.
Nella seconda tappa del cammino quaresimale, la liturgia propone il vangelo della trasfigurazione, un autentico squarcio di luce sul mistero di Gesù; in tutti i tre sinottici, quest'evento si colloca dopo il primo annuncio della passione, morte e risurrezione che si realizzeranno a Gerusalemme, e già in questa scelta degli evangelisti possiamo raccogliere una prima indicazione: colui che sarà oggetto del disprezzo e della derisione, come falso messia e pretendente al titolo regale, è davvero il Figlio, nel quale il Padre pone tutta sua compiacenza, e paradossalmente, proprio attraverso la