Al centro della liturgia di questa domenica, sta la figura di Cristo, pastore buono e fedele, che apre ai suoi discepoli il cammino alla vera vita: nel vangelo ascoltiamo la prima parte di quella composita allegoria/similitudine, svolta da Giovanni su Gesù pastore e porta delle pecore (10,1-10), che trova il suo culmine nell'auto-presentazione di Cristo quale 'pastore buono (in greco kalòs 'bello') che offre la sua vita per le pecore' (cfr. 10,11-18).
Il commento alla seconda lettura della Liturgia della Parola
Il racconto dei discepoli di Emmaus è una delle pagine più intense e suggestive del vangelo, nella quale, con grande capacità narrativa ed evocativa, Luca delinea gli elementi essenziali dell'esperienza di fede dei discepoli di ogni tempo. Come nelle altra manifestazioni pasquali, l'iniziativa è tutta di Gesù, che sembra oltrepassare ogni attesa e previsione umana, e, nello stesso tempo, sa farsi carico della debolezza dei suoi discepoli.
Nel cuore della notte pasquale, è proclamato il grande annuncio, attraverso il racconto della visita delle donne, all'alba del primo giorno della settimana: nella versione di Matteo, proposta quest'anno, traspare con forza la novità e la sorpresa dell'evento.
Nel cuore della notte pasquale, è proclamato il grande annuncio, attraverso il racconto della visita delle donne, all'alba del primo giorno della settimana: nella versione di Matteo, proposta quest'anno, traspare con forza la novità e la sorpresa dell'evento.
à sempre impressionante l'accostamento, in questa domenica, di due testi apparentemente così differenti: il racconto dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme, e la narrazione degli eventi drammatici della sua passione.
La terza grande pagina di Giovanni, proposta in quest'anno liturgico nel tempo di Quaresima, ha un evidente carattere pasquale, e, come i precedenti brani della samaritana e del cieco nato, si presta ad una rilettura in chiave battesimale: la risurrezione di Lazzaro, ormai preda della corruzione della morte, diventa un annuncio della risurrezione di Gesù, e una figura di quella nuova vita, donata ai credenti, a partire dal gesto battesimale.
In queste domeniche di Quaresima, ascoltiamo tre lunghi brani del vangelo di Giovanni, che fin dai primi secoli accompagnavano i catecumeni nelle settimane precedenti alla celebrazione del battesimo nella notte di Pasqua, e con differenti simboli, l'evangelista teologo ci conduce a scrutare il mistero della nostra rinascita in Cristo e, più profondamente, a scoprire la presenza di Gesù, dono di vita e di luce per gli uomini.
Nella seconda tappa del cammino quaresimale, la liturgia propone il vangelo della trasfigurazione, un autentico squarcio di luce sul mistero di Gesù; in tutti i tre sinottici, quest'evento si colloca dopo il primo annuncio della passione, morte e risurrezione che si realizzeranno a Gerusalemme, e già in questa scelta degli evangelisti possiamo raccogliere una prima indicazione: colui che sarà oggetto del disprezzo e della derisione, come falso messia e pretendente al titolo regale, è davvero il Figlio, nel quale il Padre pone tutta sua compiacenza, e paradossalmente, proprio attraverso la
Entriamo nel grande tempo quaresimale con il vangelo delle tentazioni: Gesù è condotto dallo Spirito nel deserto, luogo che nell'esperienza d'Israele, acquista profonde risonanze. Il deserto, infatti, ricorda il cammino del popolo verso la Terra promessa, un cammino nel quale Israele ha conosciuto la prova della sua fede, e dove ha vissuto la cura di Dio; il deserto, nella tradizione profetica, è il luogo dove Dio parla al suo popolo, dove nel silenzio l'uomo è ricondotto all'essenziale.
Matteo apre il primo discorso di Gesù, il discorso del monte, con un testo di straordinaria intensità e bellezza, le celebri beatitudini, che rappresentano un apice del Vangelo, tanto che ogni parola di commento rischia d'impoverire o di ridurre questa proclamazione solenne del Signore.