La parola

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Il commento alla seconda lettura della Liturgia della Parola

In quest'anno liturgico, nel tempo di Quaresima, per tre domeniche ci mettiamo in ascolto del quarto vangelo, che, com'è noto, racchiude una catechesi matura, incentrata sul mistero della persona di Cristo. Il passo offerto alla nostra riflessione è la famosa scena della cacciata dei venditori dal cortile del tempio di Gerusalemme, presente in tutti i vangeli, ma collocata da Giovanni all'inizio del ministero pubblico di Gesù, nella sua prima Pasqua vissuta nella Città Santa.

In tutti i tre vangeli sinottici, dopo la confessione di fede, da parte di Pietro, e il primo annuncio delle sofferenze, della morte e della risurrezione, da parte di Gesù, incontriamo il racconto della trasfigurazione del Signore, su un alto monte: dunque, nel momento in cui si intravede il destino finale del Maestro, e davanti all'incomprensione profonda dei discepoli, si colloca questo mistero di luce e di gloria.

Secondo un'antica tradizione, nella prima domenica di Quaresima, il Vangelo ci propone un mistero singolare della vita di Cristo, le sue tentazioni nel deserto. In realtà, il racconto che ci consegna Marco, nella stessa collocazione di Matteo e di Luca, non descrive la prova del Tentatore, ma ci offre un'immagine significativa di Gesù, alla quale la Chiesa vuole guardare, all'inizio del tempo quaresimale.

Con il racconto della guarigione del paralitico, si apre nel vangelo di Marco una serie di cinque controversie (Mc 2,1 - 3,6), tra Gesù e gruppi di farisei e scribi, nelle quali si rivelano l'inaudita autorevolezza di Cristo, e lo scandalo che suscitano i suoi gesti e le sue parole. Mentre scribi e farisei mostrano una crescente ostilità nei confronti di Gesù, la reazione della folla dei semplici è uno stupore di fronte all'eccezionalità di una presenza: 'Non abbiamo mai visto nulla di simile!'.

Per percepire tutta la forza del breve racconto della guarigione del lebbroso, occorre richiamare la tragica situazione che un tale uomo viveva in seno al popolo d'Israele, non solo per la sofferenza fisica di una malattia della pelle, che conduceva a sfigurare il corpo del malato, ma anche per la sofferenza esistenziale e morale di una vita emarginata, in radicale segregazione dalla società umana.

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta.

D opo l'inizio solenne della predicazione in Galilea, con la successiva chiamata dei primi quattro discepoli, Gesù sceglie la piccola cittadina di Cafarnao, come centro della sua attività, e l'evangelista Marco, con i tratti vivaci e drammatici della sua narrazione, ci coinvolge nell'esperienza degli inizi: ripercorriamo quasi una giornata ideale del Maestro, nella quale si dispiega tutta la novità della parola e dell'azione di Gesù.

Il passo evangelico di Marco rappresenta l'inizio della predicazione di Gesù, con la successiva chiamata dei primi discepoli. Dalla scena scompare il precursore arrestato ed inizia l'irruzione di qualcosa di nuovo, nella persona e nella parola di Gesù. Siamo di fronte ad una svolta, che riguarda l'attesa d'Israele, ma interessa ogni uomo, chiunque è raggiunto dall'annuncio del Vangelo: 'Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino'.

I vangeli di queste prime domeniche del tempo ordinario, che si collocano tra il tempo dell'Avvento e del Natale, e il tempo della Quaresima e della Pasqua, possono essere letti come i vangeli degli inizi, gli inizi della vita pubblica del Signore e del corrispettivo cammino dei discepoli, chiamati a stare con Lui. Quasi a voler riproporre, attraverso la parola evangelica, come si desta e si sviluppa un'esistenza cristiana, determinata dalla persona e dalla presenza di Gesù.

Nella tradizione orientale il battesimo di Gesù al Giordano è celebrato, insieme all'adorazione del magi e al primo segno compiuto alle nozze di Cana, come epifania del mistero di Cristo, alle genti e ad Israele: in effetti la scena del battesimo, nella essenziale narrazione di Marco, racchiude una rivelazione che illumina tutto il successivo racconto, e rappresenta già un anticipo della piena manifestazione che si realizzerà nell'ora della croce e nella gloria della risurrezione.