Sport, in Italia è ancora poco praticato
Lo dicono i dati del "Rapporto Sport 2023" presentati da Sport e salute
In Italia il settore dello sport ha raggiunto la dimensione economica di 22 miliardi di euro all'anno con un contributo al PIL nazionale dell'1.3 per cento.
Nella crisi derivante dalla pandemia vennero bruciati quasi 4 miliardi di euro di PIL con un crollo di investimenti del 76 per cento nel 2000; nonostante tutto, questo comparto si conferma una vera e propria industria con uno “zoccolo duro” di circa 400.000 addetti, grazie alla presenza di 15.000 aziende private, circa 82.000 Enti no profit e 900.000 volontari.
La crisi energetica ha compromesso l'equilibrio finanziario di molte strutture, in particolare le piscine ma non solo, fortemente penalizzate dall'aumento delle bollette di luce e gas e che nei picchi massimi delle quotazioni ha inciso per il 45 per cento dei costi complessivi.
L'89 per cento degli impianti attivi in Italia non utilizza fonti energetiche rinnovabili.
Sono questi solo alcuni dei dati del “Rapporto Sport 2023”, presentato nei giorni scorsi a Roma da Sport e Salute, azienda pubblica che ha come unico azionista il Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Dal report emergono dati molto preoccupanti ad iniziare proprio dall'impiantistica: il 44 per cento delle strutture è stato infatti costruito negli anni settanta-ottanta.
Complessivamente gli impianti sono 77.000, il 52% al Nord, ai quali si aggiungono 142.000 spazi per varie attività: il 70% sono impianti pubblici, l'8% non risultano neppure funzionanti.
Un primo fondamentale target di intervento dovrebbe essere quello della scuola, se si pensa che addirittura sei istituti su dieci sono privi di palestre.
Viene negata così ai giovani un'occasione importante di crescita personale aumentando la propensione ad assumere abitudini sedentarie, con ripercussioni future sulla salute, fisica e mentale.
Anche gli spazi urbani necessitano di una pianificazione strategica diversa: solo il 16% degli italiani usa la bicicletta per spostarsi mentre la media europea è del 24% con punte del 50 - 60% nei Paesi Bassi.
Nelle città del futuro occorre ampliare le aree pedonali e le piste ciclabili, le zone verdi e le aree pubbliche attrezzate: tutti fattori fondamentali per promuovere ed incoraggiare stili di vita più attivi.
Il mondo delle Federazioni, degli Enti di promozione sportiva come il CSI, degli Enti del Terzo Settore e delle società sportive, rappresentano la colonna portante del “sistema sport” con un ruolo fondamentale nel garantire, ed è auspicabile incrementare, il benessere e la salute delle comunità locali.
Nel nostro Paese, sempre secondo il report di “Sport e Salute”, sono 38 milioni le persone che non praticano nessuna disciplina: solo un quarto della popolazione fa sport in modo regolare o continuativo.
L'Italia risulta al 21° posto in Europa pe quota di adulti che praticano sport nel tempo libero: solo il 27 per cento della popolazione svolge attività fisica almeno una volta alla settimana rispetto ad una media europea che è del 44%.
Poco prima del report di Sport e Salute erano stati pubblicati i risultati dell’“Osservatorio Valore Sport” dello Studio Ambrosetti: anche da questi numeri emerge purtroppo che nel nostro Paese si fa pochissima attività fisica, soprattutto fra i giovani.
Il 94.5% infatti dei bambini dagli 11 ai 15 anni non ha un livello adeguato di movimento: un dato drammatico che ci colloca all'ultimo posto fra le 32 nazioni analizzate.
Lo sport per i giovani, come da sempre auspica e cerca di tradurre in azioni concrete il CSI, non è solo agonismo, tutela e promozione della salute, ma rappresenta anche un linguaggio universale, valori etici e culturali, che fanno crescere cittadine e cittadini migliori, più preparati alla complessità del tempo presente e di quello futuro.
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