Dililì a Parigi
Regia di Michel Ocelot. Animazione, 95 minuti.
Dililì è una bambina arrivata a Parigi dalla Nuova Caledonia. Insieme al suo amico Orel, che fa il fattorino, si trova ad investigare su alcuni misteriosi rapimenti di fanciulle. Nelle sue peregrinazioni incontrerà personaggi parigini della Belle Epoque, da Touluse Lautrec a Madame Curie.
Michel Ocelot, già noto per il suo bel film d’animazione “Kirikù e la strega Karabà”, torna con questo lungometraggio di cui ha curato, oltre alla regia, anche la sceneggiatura e la fotografia.
Dal punto di vista visivo “Dililì a Parigi” è davvero splendido, in cui si coniugano disegno, colore e fotografia in modo armonioso e suggestivo, in cui si rivive tutta la bellezza dell’immaginario che circonda la Ville Lumière di inizio secolo.
Alla bellezza del film contribuisce anche una narrazione in cui si incontrano personaggi come alcuni pittori dell’epoca: Touluse Lautrec, Degas, Renoir, Matisse intenti a dipingere; si incontra la famosa dama con il cappellino nero che tante volte si è visto nelle litografie, si sale sulla Torre Eiffel pronta per l’esposizione universale.
Ciò che però rende attuale la storia è il personaggio di Dililì, una bambina che si è imbarcata di straforo sulla nave che parte dalla Nuova Caledonia verso l’Europa, una bambina meticcia che viene considerata troppo chiara per la gente del posto e troppo scura dai francesi.
E proprio Dililì si preoccupa di sapere dove finiscono le ragazze che vengono rapite. Ocelot ne fa dunque un personaggio attuale, con un parallelismo tra le paure di allora e quelle di oggi.
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