Al cinema - Maria
Regia di Pablo Larraín
La storia. Settembre 1977, Maria Callas si è ritirata dalle scene. Vive nel suo appartamento di Parigi avvolta dalle cure dei suoi collaboratori Ferruccio e Bruna. Sono giorni di tormento, che la diva cerca di attenuare con l’aiuto dei farmaci. I numerosi successi sul palcoscenico la tengono in vita, la spronano a sognare di tornare ancora una volta a cantare in pubblico. Nel mentre, si concede a una lunga intervista in cui lascia affiorare lampi di carriera, parentesi familiari ad Atene e pagine di amore tormentato con l’armatore Aristotele Onassis. Del film di Larraín colpiscono anzitutto la costruzione narrativa, che gira sulla valida sceneggiatura di Steven Knight: scandagliando umori, fantasmi e fragilità della Callas nell’ultimo valzer prima della morte, fa riaffiorare dal passato memorie e ricordi come suggestioni oniriche.
La regia di Larraín gira come sempre solida e avvolgente, forte anche di una chiara esperienza in questa tipologia di racconti biografici segnati da originalità, introspezione e raffinatezza.
Angelina Jolie veste gli abiti della Callas con grande attenzione e rispetto, provando a uscire dal perimetro della facile mimesi fisica per spingersi ad abitare stati d’animo lividi e dolenti di una creatura luminosa assediata da troppe ombre e angosce. La Jolie descrive l’affanno interiore della Callas e al contempo lascia librare il suo straordinario talento artistico. Infine, sotto il profilo stilistico è da lodare la scelta del regista di concedere ampio spazio alla componente musicale. E anche se tutto nel film non sempre gira in maniera fluida o convincente, si coglie il desiderio di fondo di rendere omaggio a una grande artista che si è spenta troppo presto, in un bozzolo di solitudine.
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