Cena tra amici
Regia di Matthieu Delaporte, Alexandre de la Patelliere. Con Patrick Bruel (Vincent), Valérie Benguigui (Elisabeth), Charles Berling (Pierre), Guillaume de Tonquédec (Claude), Judith El Zein (Anna), Francoise Fabian (Francoise), Yaniss Lespert (il porta pizze), Miren Pradier (infermiera con bracciale), Alexis Leprise (Apollin), Juliette Levant (Myrtille).
Durata 109 min.
Regia di Matthieu Delaporte, Alexandre de la Patelliere. Con Patrick Bruel (Vincent), Valérie Benguigui (Elisabeth), Charles Berling (Pierre), Guillaume de Tonquédec (Claude), Judith El Zein (Anna), Francoise Fabian (Francoise), Yaniss Lespert (il porta pizze), Miren Pradier (infermiera con bracciale), Alexis Leprise (Apollin), Juliette Levant (Myrtille).
Durata 109 min.
In procinto di diventare padre per la prima volta, Vincent, quarantenne di successo, viene invitato a cena a casa della sorella Elisabeth e di suo marito Pierre. Qui incontra Claude, amico d'infanzia e, mentre tutti aspettano l'arrivo della giovane moglie Anna, i discorsi finiscono sulla scelta del nome per il nascituro. Si apre la ridda delle ipotesi e, quando vede che nessuno riesce ad indovinare, Vincent comunica che il nome è Adolphe. Da quel momento la serata non è più la stessa.
Valutazione Pastorale: All'inizio c'è stato un notevole successo teatrale. Poi il passaggio al grande schermo. "Abbiamo cercato -dice Matthieu Delaporte- di rendere il dialogo molto naturale, come se venisse direttamente da loro, dai protagonisti. La commedia è tutta una questione di ritmo, un mix di libertà e precisione, evitando che diventi meccanica e non cada nel naturalismo e nella loquacità(...). La questione dei nomi poi apre una vera e propria finestra sulla società. Un nome è carico di significato, per chi lo dà e per chi lo riceve. Abbiamo così potuto ridere di noi stessi, provando un piacere maligno nel deridere le nostre scelte, in una sorta di humour sado-masochista". Nel copione l'alchimia tra suggestioni teatrali e spazio cinematografico risulta ben diluita e giocata nei tempi giusti. Il montaggio tiene i passaggi narrativi su ritmi alti e serrati. Il clima conviviale dell'inizio lascia a poco a poco il campo ad una schermaglia politico-letteraria incalzante e di inesorabile cattiveria. Dal chiuso del salotto si apre uno scenario realistico sulla famiglia francese (occidentale) contemporanea, tra ideologie e ipocrisie vecchie e nuove. Niente è superficiale, si ride amaro, si mettono a nudo limiti intellettuali ben precisi. Interessante notare come, nonostante l'impianto, siano pochi i punti di contatto con il similare "Carnage" di Polanski, ambientato a New York. Qui siamo a Parigi, e il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, e certo brillante.
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