Al cinema - Gloria Mundi
Per la regia di Robert Guédiguian
Mathilda e Nicolas vivono a Marsiglia, ambedue hanno un lavoro precario, ma stanno vivendo un momento gioioso dato dalla nascita della loro bambina, Gloria. Daniel, padre di Mathilda appena uscito di prigione, si reca a Marsiglia per conoscere la nipotina. Incontrerà la sua ex moglie Sylvie e la nuova famiglia che lei si è ricreata.
Robert Guediguian, francese di origine armena regista del bellissimo "Passeggiate in Campo di Marte" (opera su François Mitterand) è stato spesso paragonato al regista inglese Ken Loach per i suoi film volti a trattare i problemi del presente: lo aveva già dimostrato con "La casa sul mare" sul tema dei migranti, del 2017 e "Gloria Mundi" lo conferma. Il film era stato presentato alla Mostra di Venezia nel 2019 e nell'occasione Robert Guediguian aveva dichiarato: "Il neocapitalismo ha schiacciato relazioni fraterne, amichevoli e solidali, e non ha lasciato altro legame tra le persone se non il freddo interesse e il denaro, annegando tutti i nostri sogni nelle gelide acque del calcolo egoistico". In effetti il film riflette sullo stato di una famiglia che lavora duramente, ma divisa tra il desiderio di emergere tramite espedienti e il lavoro che si fa sempre più precario. Proprio il personaggio di Daniel, che torna dopo vent'anni, serve a mettere in evidenza il modo in cui è cambiata la società negli ultimi anni, in cui sembra vigere un liberismo senza scrupoli, una società in cui manca la solidarietà e dove anche il senso della unità familiare sembra sgretolarsi. Il titolo non è un caso: "Gloria mundi" – volutamente riecheggia la frase "Sic transit gloria mundi" – locuzione di origine religiosa ed ecclesiastica che rimanda al carattere effimero delle cose terrene.
L'opera non è del tutto ben risolta perché, sebbene sia del tutto realistica in molti aspetti, emerge il ritratto di una famiglia totalmente imbrigliata all'interno della denuncia nei confronti della disuguaglianza sociale.
Non mancano però personaggi positivi come la nonna Sylvie, che fa da collante tra i vari personaggi, mentre la nascita della piccola Gloria può portare un nuovo raggio di luce.
Il film aveva ottenuto il Premio Volpi a Venezia 76 per la Migliore interpretazione femminile, assegnato ad Ariane Ascaride (che nella realtà è la moglie del regista) nella parte di Sylvie.
Mariangela Grilli
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