Sport
stampa

Ricomincia il campionato di calcio, ma qual è il destino degli altri sport?

Necessario chiarire quali scenari si prospettano anche per le attività sportive giovanili e per le piccole società sportive

Ricomincia il campionato di calcio, ma qual è il destino degli altri sport?

Nel periodo dell’emergenza coronavirus il CSI ha ideato #SFACTOR, un nuovo social format di contenuti in diretta sul sito, sulla pagina facebook e sul canale youtube.

Un’occasione per promuovere la cultura dello sport, per incontrarsi ed incontrare, anche se virtualmente, associazioni ed appassionati di tutta Italia che possono interagire facendo domande.

La scorsa settimana c’è stato un confronto con Giovanni Malagò, Presidente del CONI, per parlare dei recenti provvedimenti del governo per il mondo dello sport e di quelli che verranno emanati nei prossimi giorni e nelle prossime settimane per consentire una prima parziale ripresa delle attività ed auspicare, secondo la filosofia del CSI, uno sport futuro davvero a misura di tutti che non lasci indietro nessuno.

“Il CONI si occupa complessivamente di 387 discipline- ha detto Malagò- ed è chiaro che in questa situazione, i rischi sono diversi. C’è di tutto e di più. Chi fa apnea penso che non corra alcun rischio di contrarre il covid: è un esempio che faccio sempre. Un’altra distinzione fondamentale è quella fra attività outdoor ed indoor, fra allenamenti ed eventi agonistici”.

Malagò ha ribadito che, come CONI, in collaborazione con il Politecnico di Torino, sono state presentate alcune idee per la ripresa delle attività ma che la decisione, di tempi e modalità, deve essere del governo che segue le indicazioni del comitato tecnico scientifico.

Proprio in quest’ottica, come hanno fatto molte federazioni ed enti di promozione sportiva, il 22 Maggio il CSI nazionale ha pubblicato il protocollo applicativo delle linee guida per l’attività motoria sportiva di base, per lo svolgimento degli allenamenti individuali e di squadra, emanate dall’Ufficio per lo Sport della Presidenza de Consiglio dei Ministri.

Il protocollo del CSI è tutt’altro che esaustivo in quanto la normativa è in continua evoluzione e pertanto costituisce solo un indirizzo generale, sintetico ed immediato sulle misure da adottare riportandosi, integralmente, per quanto non indicato, ai provvedimenti già emessi e che saranno emessi in futuro dalle autorità competenti.

Non possono essere quindi le federazioni o gli enti di promozione sportiva ad assumersi la responsabilità di questa decisione. Un’analisi condivisa da Vittorio Bosio, Presidente del CSI, che ha partecipato al social format.

“La mia forte preoccupazione poi è che la litigiosità fra federazioni ed enti di promozione sportiva si acuisca in questa drammatica fase storica. Invece che fare squadra tutti insieme- dice Vittorio Bosio- temo che ognuno vada per sé, soprattutto chi ha maggiori risorse economiche”.

Bosio, senza tanti giri di parole, si riferisce ad alcune federazioni che, in vista dell’auspicata ripresa a settembre, tutta da tradurre in realtà purtroppo, promettono già “mare e monti alle società”: nessun costo per tesseramenti, affiliazioni, iscrizione ai campionati.

“Ci sono migliaia di piccole società, circoli parrocchiali e di quartiere che rischiano di scomparire, se non riparte quel mondo lo sport sociale lo perdiamo- dice Vittorio Bosio-. Il problema non è solo dare loro risorse economiche ma strumenti per ricominciare anche con norme e burocrazia agevolata”.

Il Presidente del CONI Malagò ha ammesso che lo tsunami coronavirus rischia certamente di spazzare via le realtà più piccole, che erano già in difficoltà prima: “Il nodo fondamentale è quando davvero si ricomincerà. Una dose di assistenzialismo per non far implodere il sistema è legittima ma regge solo se è circoscritta nel tempo”. Il CSI con coraggio e fantasia nei suoi programmi ha dato negli ultimi anni sempre grande spazio ad attività ludico- motorie, meno strutturate, inventando novità alternative agli spot così detti dominanti e tradizionali.

Fin dai primi giorni della fase 2 è capitato di vedere nelle piazze, nei parchi pubblici, bambini e ragazzi correre, giocare a calcio, saltare, andare in bicicletta, molto più liberi, senza rigidi vincoli organizzativi.

Sarà un approccio, con il mondo giovanile soprattutto, da sviluppare ulteriormente.

“Lo avevamo detto ad inizio lockdown il 10 marzo scorso- ricorda Vittorio Bosio- e lo ripetiamo con forza adesso che la situazione è un po’ migliorata. Da sportivi siamo abituati a fermarci per ricominciare più forti di prima. Tutti insieme”.

Fonte: Il Cittadino
Ricomincia il campionato di calcio, ma qual è il destino degli altri sport?
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento