Natale, una festa della persona
Il vero senso della festa è l'incontro con Gesù, che dà vita a un nuovo orizzonte
Decisamente Babbo Natale vende di più e in fondo affidargli la questione dei regali natalizi può essere un vantaggio, se pensiamo di restituire a Dio ciò che è di Dio: ovvero il Natale rimane lo sartiacque della storia, è l’incarnazione-dono di Dio nella storia. Una Persona che si fa persona per le persone. Purtroppo l’esteriorità, governata dal consumo, ha preso il sopravvento. Nessuno giudica o condanna lo scambio dei doni, anzi, ma non possiamo non riflettere sul fatto che nel luccichio delle luminarie e nel clima fiabesco rischiamo di essere abbagliati, tanto da trascurare il significato vero della discesa di una Persona che ha l’unico fine di indicare vie di pace, di giustizia e soprattutto di senso.
Nel clima festoso che suscita anche slanci di prossimità e solidarietà richiamate da mille proposte, non possiamo quindi trascurare (e questo vale anche per chi non crede all’evento-dono salvifico del Dio che si fa Uomo) le ombre del tempo presente, appannate e confuse da luci sempre più invadenti. Belle a vedersi, ma dobbiamo cogliere anche l’opportunità di vedere con onestà tutta la realtà.
Una città è bella non quando è ricca di alberi, stelle, pacchi, doni, vetrine stracolme, di gente frettolosa in una fiera passeggera di luci, ma quando è accogliente, gioiosa, inclusiva, quando mette al centro le persone. Ecco: le luci che fanno festa non sono quelle led che adornano palazzi e balconi ma sono le persone capaci di una luce propria, di una luce che non si spegne ma che illumina e accompagna il cammino di tutti, delle altre persone che con noi fanno città. In tempo di PNRR, senza vestire i panni della penitenza, dobbiamo sforzarci di cogliere il senso di una vera ripresa e di una resilienza.
Se riteniamo giusto e bello fare festa ne deriva che, proprio nel segno e nei gesti del dono, può essere seminato anche l’impegno e la responsabilità a trasformare i segni negativi del tempo per generare davvero una vita di pace e giustizia. Per tutti! Vivere un Natale che dura nel tempo. Il sindaco di Betlemme ha stabilito che le celebrazioni liturgiche natalizie seguiranno il calendario tradizionale ma senza alberi di Natale né luci colorate nei luoghi all’aperto. Solidarietà e rispetto per tutte le popolazioni che vivono la tragica prosecuzione della guerra. Un esempio, un monito che invita a chiederci qual è il vero senso del Natale. Per chi, per cosa? Per donne e uomini di buona volontà che danno colore alla vita, che colgono il buono che c’è e si impegnano a renderlo ancora migliore. Donne e uomini capaci di leggere la realtà, di analizzarla senza pregiudizi ed emozioni ma con la responsabilità che il bello ed il bene esistono solo da Persona a Persona.
Nell'enciclica Deus Caritas est di Benedetto XVI (che, non a caso, porta la data del 25 dicembre 2005!) leggiamo: «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva». Ecco il Natale: l’incontro con la Persona che dà vita! Un incontro che rimane, che trasforma e continua. Un incontro che, come scrive papa Francesco in Evangelii gaudium, genera quella gioia che alimenta il dinamismo missionario della chiesa. Con il Natale si rigenerano le relazioni nel segno della gratuità e della continuità, lo slancio della ripresa e la capacità di affrontare le sfide del tempo presente, che non sono mai “problemi dell’altro mondo” ma la quotidianità delle persone che attraversano il nostro cammino e che cercano risposte di pace, di vita buona, di futuro, ma soprattutto di senso.
La luce splende nelle tenebre ma le tenebre non l’hanno vinta! (Gv 1, 1-18).
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