Medici cattolici nella pandemia
L’emergenza ha costretto a solitudini diverse e drammatiche sia il personale sanitario sia i malati; dai medici un impulso alla presa in carico e alla prevenzione
La condizione pandemica ha indotto una crisi globale non solo sanitaria, ma anche socio-economica e morale.
Il comparto sanitario è, ovviamente, quello che per primo ha risentito dell'emergenza. Medici, Infermieri e Operatori Sanitari si sono trovati giustamente e inevitabilmente in prima linea. Il Santo Padre ha ricordato che un numero considerevole di essi è deceduto per Covid-19, in condizioni difficili e durante le quali sono emersi alcuni aspetti salienti della crisi.
In primis la solitudine dei Medici. Costoro, privi di adeguati DPI (dispositivi di protezione individuale), oltre che di strutture adeguate e di corrette informazioni scientifiche, hanno combattuto, soprattutto all'inizio, a mani nude. Hanno sacrificato la propria vita sul campo, spinti dal senso di abnegazione e dell'etica professionale. Sono stati da subito ribattezzati "Eroi", ma altrettanto velocemente dimenticati.
Poi, la solitudine del malato. I pazienti giacevano privi di ogni conforto; curati con terapie di prima istanza (quasi sempre sperimentali e non scientificamente validate), mai colti nelle proprie esigenze spirituali.
I cappellani e i parenti prossimi, per giustificato timore di reciproco contagio, non sono quasi mai stati ammessi nelle terapie intensive degli ospedali e nelle RSA.
Si è attuata un'assistenza ospedalocentrica, con l'emarginazione pressoché completa della Medicina del territorio e/o di comunità: è venuto meno, in tal senso, il rapporto indispensabile di vicinanza medico-paziente.
Si è anche assistito ad una forte sinergia tra Sanità Pubblica e Sanità Privata, come forse mai prima. Ciò, tuttavia, ha consentito l'erogazione delle prestazioni nosocomiali ambulatoriali, di Day Surgery e in regime di ricovero tradizionale in elezione (oltre che le urgenze), impedendo il definitivo collasso della Sanità Pubblica e consentendo letteralmente di salvare numerose vite umane.
I Media non si sono sottratti alla pandemia e, se da un lato hanno contribuito ad informare l'opinione pubblica, dall'altro hanno spettacolarizzato il concetto di morte, documentando e filmando le colonne dei mezzi militari col loro bagaglio di feretri.
Nessuno ha evidenziato come e quanto, anche se la guarigione non è possibile, sia importante e bello il "prendersi cura" anche dei casi disperati; perché questo sostiene e trasmette il dono della Fede.
A tale riguardo, il Card. Menichelli (Assistente Ecclesiastico Nazionale dell'Associazione dei Medici Cattolici Italiani), che ringrazio apertamente e sentitamente, auspica che nelle sezioni diocesane di AMCI sia richiesta all' Arcivescovo la possibilità di investire il medico cattolico quale "Ministro Straordinario della Santa Comunione" e, nel caso, dopo adeguata formazione, anche dell'investitura di Diacono, in base alle esigenze pastorali locali.
In questo difficile contesto operativo i Medici Cattolici Italiani e, con essi, la Sezione di Genova (in accordo con le altre Sezioni liguri), promuovendo da sempre continuing education e formazione delle coscienze per gli Operatori Sanitari, si mette al servizio delle Autorità laiche e religiose, avanzando proposte migliorative del mondo sanitario e in aiuto a chi soffre.
Innanzitutto, promuovere una maggiore qualificazione del servizio sanitario nella visione ecclesiale, ovviamente là dove si senta la maggior esigenza di spiritualità e pur nel più assoluto rispetto delle differenze di credo religioso.
La parabola del Buon Samaritano (Luca 10, 25-37) ci insegna che essere Medici, Infermieri, etc. significa essere compagni di viaggio misericordiosi e compassionevoli nella sofferenza.
Da qui la considerazione che gli operatori sanitari cattolici possono dare impulso significativo alla sanità ospedaliera e domiciliare sul territorio: la comunità cristiana, la nostra comunità, deve essere consapevole di poter fare la differenza con il proprio contributo, in modo fermo e ragionevole, nell'ambito del dibattito pubblico.
A tale riguardo è lecito affermare che la tutela della salute dell'individuo, inteso come tale e non come sterile caso clinico, appartenga alla tutela del bene della vita, secondo i principi fondamentali dell'etica evangelica. In questo ambito i Medici Cattolici sono chiamati a risolvere la contesa tra Medicina Tecno-Scientifica e Madicina Umanistica, per creare quella casa comune in cui l'uomo e la vita risiedono.
E in tal senso anche la sensibilizzazione verso tutto ciò che è prevenzione della malattia, come, ad esempio, le pratiche vaccinali regolate da rigidi protocolli scientifici secondo Evidence-Based Medicine, rientrano nell'ambito di una auspicabile good practice medica cristiano-cattolica.
Secondariamente, contribuire in modo pragmatico al miglioramento della realtà sanitaria ligure e nazionale, favorendo il potenziamento dell'assistenza ai malati sul territorio, mediante la deospedalizzazione e la domiciliazione della sofferenza, contemplando anche il percorso del fine vita. E, in tal senso, anche il potenziamento della Medicina di Base è una necessità strategica irrinunciabile.
La realtà attuale ci dimostra come senza Medicina di Base le emergenze sanitarie si trasformino in eventi catastrofici.
Vorremmo, inoltre, ricordare che anche i Medici pensionati potrebbero svolgere un ruolo peculiare in virtù della loro vasta esperienza clinica e della maggiore disponibilità di tempo rispetto ai colleghi più giovani.
Su questi due aspetti fondamentali (umanizzazione dell'atto medico e potenziamento della medicina sul territorio) noi Medici Cattolici crediamo molto anche grazie alla collaborazione profiqua con i Giuristi e gli Imprenditori Cattolici liguri.
Da tempo, infatti, anche su esplicita esortazione del nostro Arcivescovo (il Card. Angelo Bagnasco prima e Mons. Marco Tasca attualmente), lavoriamo a progetti di formazione comuni e condivisi su vari aspetti che coinvolgono oltre alla Sanità anche i pianeti della Finanza, del Diritto e della Politica. RSA e ospedali sono un bene da tutelare, difendere e migliorare.
E mai come in questa crisi pandemica ne sono emerse criticità e debolezze. Criticità, ad esempio, in termini di strutture adeguate e personale.
L' assistenza sul territorio, inoltre, prevede aiuti concreti alle famiglie. Già, le famiglie!
Le famiglie che vanno sostenute e incoraggiate ad aiutare le persone fragili, poiché il paziente non può e non deve mai essere abbandonato a se stesso.
Per concludere, quale Obiettivo per il prossimo futuro, indipendentemente dall'attuale contingenza pandemica?
Il goal più ambizioso è passare dalla cura del malato alla "care" della persona nella sua globalità. E la sfida in gioco? Probabilmente, finita la pandemia, se ciascuno di noi non sarà capace di impegnarsi sia individualmente che come mattone della nostra società e se la nostra politica non sarà in grado di riprendersi dall'attuale torpore, soccomberemmo inevitabilmente all' inarrestabile e dilagante dinamismo socio-economico della globalizzazione.
*Presidente
Associazione Medici Cattolici
Sezione di Genova
(www.amcigenova.org)
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento