One day
Strana storia quella della regista danese Lone Scherfing. Partita da un cinema ispirato alle regole del "Dogma" di Lar Von Trier (il manifesto in cui il regista più importante della Danimarca lanciava l'idea di un cinema totalmente ancorato ai canoni della realtà e distante dalla narrazione finzionale hollywoodiana) è approdata con successo all'interno del sistema commerciale americano. Prima con "An education", film di qualche anno fa in cui raccontava l'educazione sentimentale di una giovane ragazza negli anni Sessanta in Inghilterra, e poi con "One day", pellicola da poco uscita in Italia, che narra le vicende di due ragazzi, uomo e donna, che si rincorrono fra chiacchiere, litigi, amore, odio, nell'arco di dieci anni. Tratto da un bestseller di successo, il film si muove tra Edimburgo, Parigi e Londra e vanta nel cast la candidata all'Oscar Anne Hathaway. La Scherfing, dunque, sembra approdata ad un cinema totalmente opposto al cinema "Dogma", fedele ai pilastri dell'unità di tempi, luogo, azione e della povertà dei mezzi, budget e attori compresi.
Edimburgo. Emma e Dexter si laureano il 15 luglio 1988 e trascorrono la notte nello stesso letto. Da allora seguiremo la loro vita fino al 2006 fotografandone l'evoluzione sempre lo stesso giorno di ogni anno. Emma è un'idealista entusiasta ma al contempo riflessiva, capace di lavorare come cameriera in un ristorante messicano se questo diventa necessario. Dexter è ricco di famiglia, seducente e con la voglia di sfondare nel mondo della comunicazione. Riuscirà a condurre un programma televisivo anche se questo non servirà a placare le tensioni che ha dentro. I due continueranno a cercarsi, anno dopo anno, sia che si trovino nello stesso luogo sia che siano lontani l'uno dall'altra. Fino a un tragico finale, in cui, però, il protagonista maschile potrà finalmente dirsi un adulto.
Se infatti in "An education" si raccontava il passaggio da adolescente a donna di una ragazza inesperta grazie all'incontro con un uomo più grande di lei; in "One day" ci troviamo di fronte alla crescita di un ragazzo da bamboccione a padre di famiglia grazie all'incontro con una sua coetanea. In entrambi i film il motore che produce il cambiamento è l'amore, l'apertura sincera all'altro, il donarsi totalmente e senza secondi fini. Senza dimenticare che fondamentali in entrambe le pellicole sono le famiglie di provenienza dei protagonisti: a ribadire che il nucleo primario della nostra società è un pilastro fondamentale con cui confrontarsi, in cui trovare aiuto, conforto, affetto, centro di coesione in una civiltà sempre più desocializzata.
Detto questo, il film si sviluppa un po' meccanicamente nella sua struttura, a volte con momenti più riusciti, a volte con momenti meno riusciti. Questo racconto "a salti temporali" parcellizza lo sviluppo lineare della storia e se, da una parte, è anche interessante che per una volta il cinema offra una storia in cui lo spettatore sia un po' più impegnato nella decodifica del suo sviluppo, dall'altra, si rischia la superficialità, la banalizzazione, il trattare troppi temi senza mai approfondirne uno realmente. Sembra di assistere, perciò, ad un'occasione sprecata: quella di poter raccontare una consueta storia d'amore ma con modalità nuove. Peccato.
Paola Dalla Torre
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