Marguerite
Siamo in Francia nel 1921: la baronessa Marguerite Dumont è sposata con un aristocratico che passa il suo tempo tra le macchine e altre donne.
Trascurata dal marito, Marguerite riversa tutte le sue energie nella sua passione: la musica e il bel canto.
In realtà Marguerite non ha alcun talento, ma nessuno, per convenienza, per prendersi gioco di lei o per ipocrisia osa dirglielo.
Siamo in Francia nel 1921: la baronessa Marguerite Dumont è sposata con un aristocratico che passa il suo tempo tra le macchine e altre donne.
Trascurata dal marito, Marguerite riversa tutte le sue energie nella sua passione: la musica e il bel canto.
In realtà Marguerite non ha alcun talento, ma nessuno, per convenienza, per prendersi gioco di lei o per ipocrisia osa dirglielo.
Diventa così lo zimbello del bel mondo parigino, finché perseverando nel suo desiderio di cantare, si troverà a debuttare davanti ad un vero pubblico.
Il francese Xavier Giannoli ha presentato all’ultima Mostra di Venezia “Marguerite”, un film liberamente ispirato alla vicenda della cantante statunitense, Florence Foster Jenkins, nota per essere stonata.
Il regista ne fa un personaggio nello stesso tempo candido e tragico: Marguerite ama profondamente suo marito, dal quale non è ricambiata, così come ama follemente la musica sebbene sia totalmente incapace di cantare.
Animata dal bisogno di amare ed essere amata non si accorge di chi ha accanto, finché non scopre di essersi ingannata.
Giannoli è bravo a suscitare nello spettatore simpatia per il personaggio e a far ridere all’occorrenza il pubblico, mantenendo viva la simpatia per Margherite, anche quando “maltratta” le famose arie di Mozart e di Verdi, facendo trasparire l’arroganza di una certa società presa dalla propria “grandeur” (proprio facendo cantare alla protagonista la “Marsigliese”).
Il film è sostenuto da un ottimo e talentuoso cast e su tutti spicca la bravura di Catherine Frot.
Il film ha ottenuto a Venezia il Premio Padre Nazareno Taddei nato per premiare il film capace di “esprimere autentici valori umani con il miglior linguaggio cinematografico”.
La Giuria, presieduta da Anselma Dell’Olio, ha rilevato come “i valori umani presenti in modo innato anche nelle persone all'apparenza più ingenue, ma proprio per questo più autentiche, possano provocare negli altri cambiamenti positivi”.
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