La kriptonite nella borsa
Napoli, anni Settanta: per Peppino, alunno delle elementari, la vita scorre tranquilla e felice con suo padre, che gestisce un negozio di macchine per cucire, e la mamma, che fa la segretaria. Tra zii e un cugino che si crede Superman, Peppino è circondato da affetto e da un clima gioioso. Un giorno tutto questo si incrina: i genitori di Peppino sono in crisi, la mamma si chiude nel mutismo e il bambino viene affidato spesso ai giovani zii e ai vicini. Sentendosi solo, Peppino fa riferimento a Superman. Lo scrittore Ivan Cotroneo debutta alla regia con un bel film (tratto dal proprio romanzo omonimo) in cui, come lui stesso ha affermato, emergono i ricordi della sua infanzia. Ambientato in una Napoli che non ha nulla del clima mafioso al quale ci ha abituati la cinematografia da "Gomorra" in poi, per ricordare invece certe ambientazioni della Napoli di Totò e De Filippo, il film è incentrato sulla figura di Peppino, un bambino che si trova ad essere sballottato tra parenti e amici, buoni d'animo ma tutti un po' svitati e perciò, quasi costretto a rivolgersi all'unico "eroe" alla sua portata: il suo amico Superman. Lo sfondo è quello degli anni Settanta, quando si affacciano il movimento femminista, quando tra i giovani si affaccia il desiderio di evasione, il mito di Londra e dei paradisi artificiali, il tutto visto attraverso gli occhi del bambino il quale, suo malgrado, dovrà fare i conti con un mondo adulto per lui abbastanza incomprensibile, a volte gioioso, talvolta drammatico. L'opera è ben riuscita e merita di essere vista, ben strutturata come una commedia che sa far ridere e, contemporaneamente, come nella migliore tradizione napoletana, sa proporre motivi di riflessione: sulla coppia, sulla famiglia, su un periodo di cambiamento sociale e di costume. Ottimo il cast, dai protagonisti ai personaggi più "di contorno" ma assolutamente riusciti. Un finale positivo rende gustosa la narrazione, lasciando soddisfatto lo spettatore.
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