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L'ultimo hobbit

L'ultimo hobbit

Torna per l’ultima volta sullo schermo il piccolo Hobbit Bilbo Baggins, protagonista del famoso romanzo di Tolkien ed eroe della trilogia, naturalmente tratta dal libro, realizzata da Peter Jackson. E ritorna all’interno di una pellicola altamente spettacolare: una lunga ed infuocata battaglia, con pochi momenti di pausa, che dura le due ore e mezzo della visione. “Lo Hobbit. La battaglia delle cinque armate”, infatti, è dedicato a raccontare lo svolgersi dell’epica lotta tra i cinque eserciti degli abitanti della Terra di mezzo (nani, elfi, umani, orchi e mannari) per il possesso del tesoro di Erebor.
l film inizia esattamente dove il secondo capitolo della saga si interrompeva bruscamente, lasciando lo spettatore col fiato sospeso. Bilbo Baggins e la compagnia dei tredici nani guidati da Thorin Scudodiquercia hanno scatenato l’ira del drago Smaug che, uscito dalla montagna, si sta per abbattere su Pontelagolungo. Nel frattempo Gandalf è nelle celle segrete di Dol Guldur dopo essere stato sconfitto e imprigionato dal Negromante che ha preso dimora in quell’antica fortezza riacquistando pian piano potere negli anni dal suo esilio. Proprio lì, nel cuore della fortezza, si sta radunando un esercito di orchi e mannari, capitanati da Azog il profanatore, pronti a scatenare una violenta e sanguinosa guerra ai piedi della Montagna Solitaria non appena verrà dato il segnale dal Signore Oscuro. Intanto gli Elfi Silvani di Bosco Atro, non appena ricevuta la notizia del colpo che è stato inferto al potere del drago, guidati da Re Thranduil, si muovono anch’essi alla Montagna Solitaria per avere una parte del tesoro di Erebor, tesoro che reclamano però anche gli stessi Uomini del lago in merito alla promessa fatta a loro da Thorin.
Tutti questi avvenimenti porteranno all’epica Battaglia dei Cinque Eserciti, dove gli eserciti di Elfi, Nani e Uomini dovranno mettere da parte il desiderio delle ricchezze della montagna e unirsi per evitare di essere ster minati dal vasto esercito di Sauron formato da Orchi e Mannari. Il respiro epico dell’opera è assicurato dalle bellissime scene di lotta, realizzate con le più avanzate tecniche digitali. Ma quello che manca a quest’ultima parte della trilogia sullo Hobbit, e che invece era il punto di forza della precedente trilogia sempre realizzata da Jackson su “Il signore degli anelli”, è l’anima dei personaggi. Non riusciamo ad affezionarci troppo alle vicende dei differenti protagonisti (che sono tanti ed alcuni addirittura inventati da Jackson, come l’elfo donna che si innamora di uno dei nani guerrieri) perché l’approfondimento psicologico è venuto a mancare. Ne “Il signore degli anelli” l’epicità della vicenda raccontata, la lotta eterna fra bene e male, fra giusto e sbagliato, era accompagnata da una fine descrizione e da una lenta e costante crescita delle psicologie dei suoi protagonisti.
Con “Lo Hobbit” Jackson non è riuscito a replicare la stessa magia. Forse perché il romanzo di partenza era abbastanza breve e diluirlo in tre film distinti è stato una scelta più di marketing che di reale necessità drammaturgica. La storia è stata diluita, alcune parti sono state inventate, appunto, di sana pianta (e non sappiamo se Tolkien sarebbe stato d’accordo) e così il racconto ha perso la sua incisività. Inoltre anche le scene di battaglia, forse per cercare di superare le già bellissime scene realizzate ne “Il signore degli anelli”, a volte diventano un po’ troppo “elaborate” e troppo simili ad un videogioco. Detto questo ci sono anche momenti molti belli: il re dei nani accecato dalla brama dell’oro, che diventa una sorta di anti-eroe shakesperiano, l’arrivo in scena della regina degli elfi Cate Blanchett che sconfigge l’occhio del male con la forza della sua luce, lo Hobbit Bilbo Baggins che, puro e semplice di cuore, trova il coraggio per le più ardite azioni. L’universo tolkeniano, forte di una profonda morale cristiana, riaffiora qua e là nel racconto e lo vivi fica, per fortuna.
 

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