Kiki
Regia e sceneggiatura di H. Miyazaki. Durata: 102 minuti.
Regia e sceneggiatura di H. Miyazaki. Durata: 102 minuti.
Kiki è una piccola strega di 13 anni che, secondo le consuetudini della sua gente, deve lasciare la sua casa per un periodo di apprendistato. A cavallo della scopa e con un gattino (Gigi) che le farà compagnia, arriverà in Svezia, dove troverà lavoro come fattorina di una panetteria gestita da due signore. Tratto dal romanzo omonimo per ragazzi di Eiko Kadono, "Kiki" è stato realizzato dal grande Miyazaki nel 1989 e che ora la Lucky Red tira fuori dal cassetto per la gioia degli estimatori del regista giapponese. "Kiki" è innanzitutto romanzo di formazione, di quel passaggio dall'infanzia all'età adulta in cui si deve trovare il proprio posto nel mondo e si deve imparare a camminare con le proprie gambe. In questo senso, pur nella sua semplicità narrativa, il film mette in campo elementi profondi: innanzitutto la famiglia che Kiki deve lasciare, diventa l'emblema della sicurezza da cui ognuno dovrebbe partire per trovare la propria dimensione; così come il lavoro diventa apprendistato per la propria autonomia non solo in senso economico, ma soprattutto come possibilità e modo per misurarsi con la realtà e mettere alla prova se stessi. Un aspetto, questo, che in Miyazaki viene sottolineato con vigore, se si pensa che la protagonista è una ragazza e trova lavoro da due donne capaci di trasmetterle senso di dignità e autonomia. Infine, anche il fatto che la protagonista sia una piccola strega, non rispecchia una moda più o meno da new age, purtroppo tanto in voga negli ultimi anni, ma è solo l'elemento fiabesco e simbolo di una condizione dell'infanzia, che si perde una volta che si diventa grandi. Infatti quando Kiki "guarisce" da una malattia, scopre di non poter più volare a cavallo della scopa e il suo gatto… miagola semplicemente! Insomma un bel film, facilmente apprezzabile dai bambini, ma anche dai più grandi capaci di apprezzare colori e disegno, così come la finezza dei sentimenti.
Da non perdere i titoli di coda dove altri momenti della storia continuano ad affacciarsi.
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