Al cinema - Un anno con Salinger
Regia di Philippe Falardeau
Interpreti principali: Margaret Qualley, Sigourney Weaver.
A metà degli anni Novanta Joanna Rakoff lascia l'Università di Berkeley in California, per andare a vivere a New York, diventare una poetessa abitando "in una casa fatiscente e con pochi dollari". Ma a New York deve comunque sopravvivere perciò si dà da fare per trovare un lavoro.
Lavorerà così per una delle più prestigiose e antiche agenzie letterarie, che tra i suoi autori annovera il leggendario J. D. Salinger de "Il giovane Holden".
Il compito di Joanna sarà quello di leggere le lettere indirizzate al famoso scrittore.
Philippe Falardeau, nato nel 1978 a Hull in Canada, porta sullo schermo il libro autobiografico di Joanna Rakoff. Da alcuni paragonato a "Il diavolo veste Prada", il film di Falardeau si pone in realtà su ben altro registro ed ha ben altro respiro.
La storia è quella appunto di Joanna che ha come compito di rispondere alle lettere che a migliaia arrivano in agenzia, valutare se sono pericolose e rispondere in modo standard a tutte (si sa che in quel periodo Jerome D. Salinger viveva già da recluso nell'Hampshire dove morì poi nel 2010). Falardeau contrappone due mondi: quello della managerialità a quello dell'ambizione creativa, ma lo fa in modo non caricaturale, bensì mostrando semplicemente due esigenze distanti tra di loro, ma ambedue necessarie. Per Joanna l'anno di lavoro nell'agenzia diventa così soprattutto un anno di formazione, in cui capisce cosa vuole davvero nella vita e il suo è un cammino verso la maturità e la consapevolezza di sé, verso la chiarezza sia in campo sentimentale che nelle sue aspirazioni artistiche.
Quasi tutto si svolge all'interno degli uffici dell'agenzia, dall'aspetto polveroso e retrò, ritratti di scrittori alle pareti e dove la modernità dei computer è a malapena tollerata, con qualche incursione negli storici caffè di New York.
"Un anno con Salinger" è un film sofisticato con qualche citazione da "Colazione da Tiffany", con dialoghi più vicini ai film di Rohmer che "Al diavolo veste Prada"; Filardeau firma un'opera piacevole sul desiderio e sul bisogno di creatività, sentimentale ma non stucchevole, che diverte ed emoziona senza essere mai sopra le righe.
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