Al cinema - L'ordine del tempo

Un gruppo di amici è riunito in una casa in riva al mare, a Sabaudia, per festeggiare il compleanno di Elsa. Li raggiunge Enrico, un fisico, che a poco a poco confida loro che la Terra è sull’orlo della catastrofe poiché sta per essere colpita da un enorme asteroide. L’evento darà il via a diverse reazioni, confessioni, rimorsi, rimpianti.
Novanta anni e non sentirli: Liliana Cavani è alla Mostra del Cinema di Venezia per ritirare il Premio alla carriera e a presentare, fuori concorso, il film “L’ordine del tempo”, ispirato al testo omonimo del fisico Carlo Rovelli che nel saggio affronta in vari modi il concetto di tempo.

Sebbene la sua precedente fatica risalga a poco più di 20 anni fa con “Il gioco di Ripley”, la regista (nata a Carpi nel ’33) non è certo rimasta ferma, ma ha prodotto film per la televisione e, soprattutto, ha girato documentari, tra tutti “Clarisse”, sulla vita delle monache di clausura.

I protagonisti del film, tutti appartenenti all’alta borghesia e intellettuali (c’è chi lavora perfino alla Specola Vaticana) affrontano “la fine del mondo” rivelando i propri segreti e guardando ai propri sbagli più o meno inconfessabili, ma due personaggi (che stanno al di fuori del gruppo di amici) affrontano l’evento in termini diversi: la domestica peruviana che pensa al proprio figlio lasciato in Perù e suor Raffaella (Angela Molina), una donna molto anziana che aveva studiato fisica e che proprio attraverso e dopo questi studi arriva a Dio. Certamente qua e là la sceneggiatura, che ha un impianto teatrale, non appare molto fluida, anzi a tratti può apparire un po’ artificiosa, ma va dato merito a Liliana Cavani di porre un tema importante come la coscienza di avere un tempo da vivere e di porre come punti più alti e poetici del film il pensiero di Suor Raffaella sulla preghiera e sul rapporto tra scienza e fede. Il film si regge su una solida regia e su un cast di tutto rispetto.