Asia Bibi: dopo l'assoluzione resta in carcere
Le proteste dei fondamentalisti, che continuano a chiedere che Asia venga giustiziata
"Solo ieri siamo riusciti a contattarli e abbiamo parlato per circa 10 minuti". Il racconto della telefonata tra il marito di Asia Bibi e il direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre-Italia. La donna, assolta dalla Corte Suprema con la falsa accusa di blasfemia, è ancora in carcere e la sua famiglia vive nascosta. Per i maggiori leader musulmani pakistani, la donna è innocente e difendono la decisione dei giudici
"Faccio appello al Governo italiano affinché aiuti me e la mia famiglia ad uscire dal Pakistan". È il drammatico appello al telefono con Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) di Ashiq Masih, marito di Asia Bibi. Mentre la donna resta ancora in carcere in attesa della registrazione della sentenza di assoluzione, la famiglia vive nella paura.
Le proteste dei fondamentalisti, che continuano a chiedere che Asia venga giustiziata, hanno costretto i familiari della donna a rimanere chiusi in casa in un luogo sicuro. Nei giorni scorsi anche l’avvocato difensore di Asia, Saif ul-Malook è stato costretto ad andare all’estero. «Siamo estremamente preoccupati perché la nostra vita in pericolo – dichiara l’uomo ad Acs – Non abbiamo neanche più da mangiare perché non possiamo uscire a comprarlo».
All’Agenzia Fides alcuni leader musulmani pakistani difendono la decisione della Corte Suprema che ha assolto Asia Bibi. "Nessuno può tollerare una bestemmia contro il Profeta Maometto e siamo pronti a sacrificare le nostre vite per lui” afferma il Mufti Akeel Pirzada, presidente del "Consiglio degli Ulema per la Pace" impegnato per costruire l'armonia interreligiosa in Pakistan. “Ma come potrebbe mai la Corte punire un imputato quando vi sono solide prove sulla sua innocenza? La decisione della Corte Suprema del Pakistan di assolvere Asia Bibi è notevole e dà un messaggio a tutto il mondo: la giustizia esiste in Pakistan, per tutti i cittadini, indipendentemente dalla religione, cultura o etnia". Dello stesso avviso il maulana Tariq Jameel, noto studioso e predicatore televisivo, che afferma: "Ho letto la sentenza e credo che Asia Bibi sia innocente. Non vi è alcuna ragione sensata per scendere in strada e protestare. Se fosse colpevole, anche io sarei sceso in strada, ma non lo è" . Accanto a lui altri ulema come Allama Muhammad Ahsan Siddiqui, fondatore e leader della "Interfaith Commission for Peace and Harmony" a Karachi, hanno diffuso simili pronunciamenti.
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