Caro energia: grido d’allarme dal mondo dello sport amatoriale
CSI: il Presidente Carmagnani chiede interventi urgenti per le strutture a rischio chiusura
E’ un grido di allarme quasi disperato quello che arriva dal mondo sportivo, soprattutto amatoriale e dilettantistico.
Il caro energia rischia infatti di mettere letteralmente in ginocchio decine e decine di realtà sul territorio con gravissime ripercussioni anche di tipo sociale.
Dopo la batosta del Covid con chiusure che si sono protratte per mesi mentre i costi fissi comunque restavano, quest’altra emergenza potrebbe essere davvero il colpo del ko.
A Genova sono un centinaio gli impianti di proprietà comunale dati in gestione a società sportive.
“Se non arriveranno in poco tempo sostanziali contributi economici per le bollette di luce e gas già pagate e per quelle da pagare, entro fine 2022 molte strutture o saranno costrette a chiudere o a ridimensionare drasticamente i servizi”, dice Enrico Carmagnani, Presidente CSI Genova.
“Questo significherà concretamente palestre non riscaldate, docce fredde, taglio del personale e di altre spese.
Il rischio è che migliaia di famiglie restino senza sport dopo gli anni disastrosi del Covid, frenando così drasticamente l’attività di prevenzione sanitaria e di socializzazione per giovani ed adulti”.
La situazione più grave riguarda le piscine, poichè è difficile d’inverno ipotizzare di nuotare in acqua fredda.
La temperatura infatti non può scendere sotto i 26.5°: in caso contrario, soprattutto per bambini ed anziani, andare in vasca potrebbe essere non un’attività piacevole ed utile fisicamente ma un “tormento”.
Spegnere il riscaldamento in certe fasce orarie non è ipotesi tecnicamente realizzabile, valutando il rapporto costi- benefici.
Piuttosto, i gestori di piscine si rammaricano perché a livello nazionale sono stati esclusi dagli interventi del 110% per migliorare l’efficienza energetica degli impianti che sarebbe stata molto utile in questa fase di crisi per contenere i costi.
Così, nei bar all’esterno di “Crocera Stadium” di Sampierdarena nei giorni scorsi sono stati affissi cartelli di denuncia per sensibilizzare gli utenti: nel periodo settembre-luglio la bolletta del gas è passata da 118.000 a 204.000 euro, quella dell’energia da 88.820 a 178.197 euro.
Per le piscine date in concessione dal Comune ai privati le tariffe sono “sociali”, determinate da Palazzo Tursi; da anni non subiscono aumenti che, se ci fossero penalizzerebbero gran parte dei frequentatori.
Il caro energia, con il raddoppio delle bollette, angoscia anche i gestori di palestre e di tutti gli impianti sportivi.
Per i campi di calcio ad esempio la voce che incide di più nei bilanci è quella del costo degli impianti di illuminazione: d’inverno sono praticamente sempre accesi perché si possono programmare allenamenti solo nel tardo pomeriggio per impegni lavorativi e scolastici.
Le richieste fatte al Governo dalle associazioni sportive si possono sintetizzare in alcuni punti: eliminazione degli oneri accessori delle bollette, riduzione degli oneri di sistema, riduzione dell’IVA dal 22 al 5%, esenzione delle accise per tutti gli enti no-profit, possibilità di programmare piani di rientro a 12 mesi, contributi economici a fondo perduto.
A livello locale ci si aspetta che arrivino aiuti concreti dalla Filse, la finanziaria regionale, e dal Comune di Genova.
“Il CSI rappresenta con orgoglio in Liguria circa 400 realtà, 200 delle quali a Genova - ricorda Enrico Carmagnani- una decina le piscine gestite da società affiliate alle quali si aggiungono quelle del Consorzio “Obbiettivo Sport e Salute”, costituito a fine giugno. Numeri che certificano un’eccellenza e competenza riconosciuta da tutti”.
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