Le ripercussioni economiche del conflitto in Ucraina
A rischio in Italia gli obiettivi fissati nel Pnrr
La Commissione europea ha rivisto pesantemente al ribasso le stime di crescita ed alzato quelle relative all'inflazione, con il Pil del 2022 dell'Eurozona che dovrebbe fermarsi al 2,7% rispetto al 4 precedentemente indicato; l'inflazione nello stesso periodo arriverà a toccare il 6,1% con un forte aumento del rischio di una lunga fase di stagflazione.
L'Ue conferma anche che nel caso di un blocco delle forniture di risorse energetiche dalla Russia l'Europa perderebbe altri due punti e mezzo di crescita e l'inflazione crescerebbe di un ulteriore 3% con gravi conseguenze per i paesi che maggiormente dipendono da queste forniture come l'Italia.
Il governatore della Federal Reserve Jerome Powell ha recentemente ricordato: "La banca centrale americana non è in grado di garantire un atterraggio morbido dell'economia", nel senso di poter tenere sotto controllo l'inflazione senza far scattare una fase recessiva.
I mercati hanno reagito con una forte discesa, ricordando quanto accaduto negli anni '70 quando due crisi petrolifere portarono ad un aumento incontrollato dell'inflazione ed ad un drammatico rallentamento dell'economia da cui gradualmente si uscì con un forte aumento dei tassi di interesse.
La decisione delle banche centrali di inasprire velocemente la loro politica monetaria ha avuto forti ripercussioni sui mercati, con molti investitori che hanno deciso di abbandonare le aree più rischiose come le azioni per indirizzarsi verso quelle più sicure come il dollaro, l'oro e le obbligazioni
Questa situazione finirà, ancora una volta, per trasformarsi in uno strumento che renderà ancora più ricca quella piccola fascia di popolazione che lo è già e distruggerà il valore dei risparmi di una vita della maggior parte dei cittadini.
In questo gravissimo contesto cresce l'allarme nel nostro paese per i ritardi già accumulati per il raggiungimento degli obbiettivi inseriti nel Pnrr, che diventano sempre più lontani con solo 9 misure su 58 previste che saranno approvate entro il mese di giugno e 17 interventi formalmente attuati che non sono ancora operativi (come quello contro l'abbandono scolastico a causa, come al solito, della complessità delle procedure e della mancanza di tecnici).
Il Pnrr si è già trasformato, come troppo spesso accade in Italia, in una corsa contro il tempo, con decine di riforme da attuare in poche settimane, centinaia di bandi da indire e miliardi di euro da investire ed il sistema di monitoraggio governativo che non è ancora stato messo a punto.
La situazione ad oggi vede 551 misure ancora da avviare, 64 in corso, 22 in una fase avanzata e 17 già in forte ritardo.
Delle 122 già completate, una parte importante lo è solo formalmente per poter ottenere da Bruxelles il via libera ma nei fatti ancora in sospeso per le difficoltà incontrate nella fase attuativa.
La gravità della congiuntura è molto ben rappresentata nella lettera che il premier Mario Draghi è stato costretto ad inviare alla Presidente del Senato Elisabetta Casellati, con la quale sollecita lo sblocco di tutte le leggi e normative relative agli obbiettivi del Pnrr ferme nei due rami del Parlamento, ricordando: "Il disegno di legge sulla concorrenza va approvato questo mese per non mettere a rischio un obbiettivo del Pnrr", facendo ulteriormente crescere i dubbi dei nostri partner a Bruxelles sulla nostra reale volontà di raggiungere tutti gli obbiettivi inseriti nel Piano ed in particolare quelli che riguardano le grandi riforme.
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