L'inflazione non si ferma!
Governo al lavoro per contenere i rincari
I dati del dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti confermano che nel mese di dicembre l'inflazione è aumentata del 7% rispetto allo stesso periodo del 2020 , andando oltre il 6,8 % registrato in novembre e toccando un livello che non si vedeva da quarant'anni; considerando solo il "Core price index", che esclude le categorie più esposte alla volatilità dei mercati come l'energia e il comparto alimentare, il rialzo arriva al 5,5% contro il 4,9 del mese precedente.
L'America torna al giugno del 1982: allora il mondo era appena uscito dalla crisi petrolifera causata dagli sconvolgimenti politici in Iran, mentre oggi ci troviamo al centro di un'emergenza sanitaria mondiale che ha colpito tutte le economie del nostro pianeta. Quanto sta accadendo mette in forse anche l'approvazione del piano del presidente Joe Biden per il rilancio da 1,75 trilioni di dollari studiato per la riforma della società americana che si scontra con il malcontento generalizzato causato dall'aumento dell'inflazione che colpisce direttamente le famiglie americane, in particolare quelle della fascia media e medio-bassa.
Il presidente della Fed Jerome Powell, in occasione della sua ultima audizione in Senato, ha annunciato definitivamente che un'epoca si è chiusa: "E' ora di abbandonare gli stimoli all'economia" e la Fed, oltre ad alzare i tassi almeno tre volte nel corso del 2022, è pronta a fare di più per fermare l'inflazione ed evitare che diventi un fenomeno strutturale.
Joachim Nagel, il neo presidente della Bundesbank che prenderà automaticamente anche il posto del suo predecessore nel consiglio della Bce, lancia un campanello d'allarme per una politica monetaria che giudica troppo accomodante e rischiosa.
Nagel ha voluto sottolineare: "Una cosa è chiara: se la stabilità dei prezzi lo richiede, la Bce deve agire e adeguare il suo corso di politica monetaria" costringendo la presidente della Bce Christine Lagarde a tranquillizzare i mercati.
La Banca Mondiale ha confermato l'inversione di tendenza della crescita del Pil mondiale; se nel 2021 è aumentato del 5,5%, quest'anno si fermerà al 4,1% e nel 2023 scenderà al 3,2, a causa delle nuove varianti del Covid19 che stanno portando una nuova emergenza sanitaria, della costante risalita dell'inflazione e dei debiti ed i colli di bottiglia nelle forniture mondiali con le filiere della logistica in situazione di grave sofferenza.
L'accentuarsi delle ineguaglianze nel reddito mette a serio rischio la ripresa delle economie dei paesi emergenti ed in via di sviluppo che scontano anche il forte ritardo delle campagne vaccinali per la mancata fornitura di dosi di vaccino da parte dei paesi più ricchi che alle parole non hanno fatto seguire i fatti.
In questo contesto europeo e mondiale l'esecutivo è stato costretto a ribadire che non farà nuovo debito né per ristorare, né per calmierare le bollette e per rifinanziare la Cassa integrazione Covid.
Il premier Mario Draghi ed il ministro dell'Economia Daniele Franco hanno voluto dare un segnale forte, in risposta alle pressioni dei partiti politici che continuano a chiedere aiuti e sussidi, per evitare nuovi contraccolpi all'economia italiana che rischia di vedere bloccata la sua ripresa da fattori difficili da controllare come l'inflazione, la carenza di materie prime e la nuova emergenza sanitaria.
Il governo non può fare nuovo deficit, soprattutto nel momento in cui nei prossimi mesi inizierà un durissimo confronto con i nostri partner europei sulla revisione del Patto di stabilità, e deve quindi tentare di aiutare le categorie più in difficoltà utilizzando fondi non spesi o già stanziati, come i 150 milioni di euro già inseriti nella legge di Bilancio e che il ministero dello Sviluppo economico, guidato da Giancarlo Giorgetti, dovrà ripartire tra turismo, spettacolo e automotive.
La crisi causata dalle nuove varianti della pandemia da Covid19 impone che il nostro esecutivo possa lavorare senza vincoli di tempo e senza pressioni politiche per individuare e gestire gli strumenti indispensabili al paese per non bloccare la ripresa economica ed affrontare la crisi energetica che nel 2022 costerà alle imprese oltre 35 miliardi di euro che nessun comparto produttivo e commerciale è in grado di sostenere. I
l Parlamento deve rapidamente eleggere il nuovo Capo dello stato in modo da potersi concentrare sulle attività di supporto al premier Mario Draghi ed ai suoi ministri per superare questa nuova fase di crisi ed aiutare le famiglie ed i cittadini che si trovano già oggi in gravissima difficoltà.
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