Inflazione e tassi di interesse, problema per le famiglie
Da FED e BCE scelte discutibili in materia economica
La Federal Reserve ha deciso di aumentare i tassi di interesse per la decima volta consecutiva mettendo al primo posto la necessità di combattere l'inflazione, anche in relazione ai nuovi pericoli che sta creando per la tenuta del sistema bancario. Il presidente Jerome Powell in occasione della conferenza stampa ha chiarito che "oggi non è stata presa nessuna decisione sulla pausa" confermando che "nel determinare la misura in cui un ulteriore rafforzamento della politica monetaria possa essere appropriato per riportare l'inflazione al 2 % nel tempo il Comitato terrà conto dell'inasprimento cumulativo della politica monetaria, dei ritardi con cui la politica monetaria influisce sull'attività economica e sull'inflazione e degli sviluppi economici e finanziari".
La decisione sull'aumento dei tassi è stata unanime ed il timore è che nella prossima riunione di giugno la Fed possa stabilire di non fermarsi e mettere in calendario un nuovo ritocco, nonostante negli Stati Uniti sia già stato raggiunto il livello del 5,25 % contro il 3,75 % dell'Europa.
Il Dipartimento del commercio Usa ha confermato che nel primo trimestre dell'anno il Prodotto interno lordo americano è aumentato solo dell'1,1%, sotto le attese degli esperti, rispetto al 2,6% dell'ultimo trimestre del 2022 ed il timore è che la situazione potrebbe peggiorare a causa delle crisi bancarie, degli effetti dell'ultimo rialzo dei tassi che in genere si sente con grande ritardo e dell'atteggiamento del presidente Biden che sembra cercare uno scontro diretto con i repubblicani, dopo che alla Camera è stata approvata la legge per alzare il tetto del debito, vincolandola però al taglio di programmi di spesa che il capo della Casa Bianca non ha alcuna intenzione di accettare. Mentre quindi negli Usa torna a farsi sentire il pericolo di una recessione in Europa la Bce ha deciso un ulteriore aumento dei tassi di interesse dello 0,25%, portando il livello al 3,75 %, con la presidente Christine Lagarde che ha ribadito che non si può arrivare a "nessuna pausa, l'inflazione preme".
La Lagarde ha confermato anche che "abbiamo ancora della strada da fare per domare l'inflazione", puntualizzando che l'obbiettivo resta quello di raffreddare il rialzo dei prezzi al 2 % ed ha ribadito la decisione, assunta per cercare di ammorbidire la posizione del Paesi "virtuosi" del Nord, di anticipare la fine dei reinvestimenti dei titoli di Stato a luglio con il risultato che 25 miliardi di euro affronteranno ogni mese l'esame del mercato con il rischio di aggravare in modo significativo la pressione sui titoli di Stato, in particolare di quelli emessi dai paesi più indebitati come il nostro, con il pericolo che, nel breve periodo, possiamo assistere ad un allargamento dello spread tra i Bund tedeschi ed i Btp italiani fino a 200/230 punti base. La Lagarde ha dimostrato anche, ancora una volta, la sua insensibilità ai problemi delle famiglie e delle imprese dichiarando che il Consiglio direttivo "è consapevole dei problemi che sta avendo chi ha sottoscritto un mutuo e ha visto impennarsi la rata mensile, ma purtroppo non è qualcosa che possiamo alleviare perché il nostro compito è la stabilità dei prezzi e per ridurre l'inflazione c'è lo strumento dei tassi che dobbiamo usare".
In occasione del Growth Summit, la conferenza sulla crescita del World Economic Forum che si è tenuta a Ginevra, è emersa in tutta la sua gravità l'incertezza che domina in un'Europa dove l'inflazione continua a crescere, nell'area Euro in aprile il tasso è salito dal 6,9 al 7 % ed in Italia dal 7,6 all'8,3 %, dimostrando come il più violento rialzo dei tassi di interesse mai visto messo in campo dalle banche centrali, stia dando risultati molto modesti, mettendo però in gravissima difficoltà famiglie ed imprese in modo particolare quelle più deboli e fragili. Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ha ricordato come le banche centrali sull'inflazione abbiano fatto "previsioni sbagliate" e come nel 2021 "eravamo ancora sotto il 2% sia in America che in Europa e non sapevamo come sconfiggere la forza opposta, ma altrettanto insidiosa, della deflazione" e ha ribadito che "Il percorso è quello dell'aumento dei tassi. Ma bisogna andare avanti con giudizio, come ammoniva Manzoni: un incremento brusco e rapido rischia di provocare danni ancora maggiori".
Quando il futuro fa paura si finisce col dilatare il presente, invece è necessario riscoprire e approfondire quanto accaduto in economia dal diciannovesimo secolo in poi per evitare il ripetersi di errori che hanno portato disastri e che hanno sempre finito per rendere i ricchi ancora più ricchi e distruggere la vita di tante famiglie e persone.
E' necessario abbandonare concetti come quello dell'inflazione sotto al 2% e cercare di capire come far ripartire l'economia e garantire un lavoro stabile e dignitoso in un'Europa che invece diventa ogni giorno più assistenzialista senza avere però le risorse necessarie.
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