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Italia in ripresa, ma aumenta l’inflazione

Preoccupa l’interruzione del dialogo Governo-Sindacato sulla legge di bilancio

I dati diffusi dall'Istat sul terzo trimestre registrano un aumento del 2,6% sul secondo trimestre e confermano che la promessa del premier Mario Draghi di "un'economia in crescita per quest'anno ben oltre il 6 %" sta diventando realtà.
Anche nell'ipotesi di un rallentamento negli ultimi mesi, il dato dovrebbe non essere inferiore al 6,1%. I dati di Eurostat e del Financial Times confermano che il nostro paese, insieme alla Francia, è quello che è cresciuto di più nell'Eurozona, con la Germania che si è fermata all'1,8% e la Spagna al 2%, e con solo un 1,4% da colmare per raggiungere il livello pre-pandemico, mentre la Spagna deve ancora recuperare 6,6 punti.
In attesa dello spaccato definitivo dei dati Istat in Italia si registra una performance molto positiva dell'industria e dei servizi anche grazie ai consumi dei privati, con le famiglie che hanno cominciato a spendere quanto accumulato durante l'emergenza sanitaria e al buon andamento della campagna vaccinale.

Soffre in modo molto preoccupante il comparto dell'agricoltura che, come sottolineato da Coldiretti, ha subito l'aumento incontrollato dei costi di produzione, dai carburanti ai fertilizzanti, dalle macchine agli imballaggi fino ai mangimi, in un settore che da sempre non riesce a farsi riconoscere il giusto valore del prodotto all'origine, con un gravissimo danno per gli agricoltori. Il premier Draghi, in occasione della presentazione della legge di Bilancio, ha anche confermato che da qui al 2036 saranno messe a disposizione risorse per gli investimenti per 540 miliardi di euro, inclusi i 191,5 del Pnrr ed i 30,6 del Fondo Complementare; il ministro Giovannini ha sottolineato che si tratta di "Fondi consistenti per dare continuità al Pnrr anche dopo il 2026, con la disponibilità immediata per le infrastrutture di oltre 32 miliardi di euro".

L'Istat nella stessa occasione ha anche segnalato nel nostro paese un aumento dell'inflazione pari al 2,9% rispetto ad un anno fa, e dello 0,6% su base mensile, come sta accadendo anche in tutta l'Eurozona con un aumento medio del 4,1%.
Malta si è fermata ad un aumento dell’1,4%; la Lituania è arrivata ad una crescita dei prezzi dell'8,2%. L'Istituto di ricerca conferma che l'incidenza più forte su questi aumenti è dovuta al comparto dell'energia, cresciuto nel mese di settembre del 20,2% e nel mese di ottobre del 22,9%, a causa dell'aumento incontrollato del costo del gas e della mancanza di adeguate scorte che avrebbero permesso di mitigare gli effetti della crescita del prezzo. Il timore più diffuso è che l'inflazione possa continuare a salire in tutto il mondo con un effetto trascinamento anche a causa dell'aumento generalizzato del costo delle materie prime e dei trasporti: il prezzo per il trasferimento di un container negli Stati Uniti è passato da 1.800 dollari agli attuali 16.000; alcune strutture portuali sono vicine al collasso a causa dell'aumento della domanda rispetto all'offerta.

In questo contesto molto difficile, la Commissione europea sta discutendo sui nuovi requisiti patrimoniali richiesti per la banche dal cosiddetto accordo "Basilea III", che ridisegna il mondo del sistema bancario e le regole di finanziamento con norme sempre più rigide in merito ai parametri sui cui viene calcolata la solidità degli istituti, sulle garanzie necessarie per concedere il credito e per i mutui ed i fidi alle famiglie ed imprese.
Lo scontro in atto in Europa è molto forte, con una parte dei paesi più ricchi che chiede a Bruxelles l'applicazione integrale del patto, dimenticando però che questa nuova stretta normativa arriverebbe nella fase iniziale della ripresa post-pandemia e che per riattivare il sistema economico dopo un tracollo di queste dimensioni è indispensabile una facilità di accesso al credito per supportare la ripartenza. La distanza delle posizioni tra paesi ricchi e paesi poveri europei molto probabilmente porterà ad un rinvio di fatto dell'entrata in vigore delle regole che dal 2023, come era stato stabilito nella prima formulazione, slitterà al 2027.

Il premier Mario Draghi, illustrando la sua prima legge di Bilancio, ha riconfermato gli sforzi del suo esecutivo per sostenere la crescita del paese cercando di renderla strutturale ed equa, senza lasciarsi abbagliare dal grande rimbalzo in atto dopo il crollo del 2020, in cui il Pil era precipitato quasi del 9%.
Si tratta di una sfida molto difficile e i segnali degli ultimi giorni destano grande preoccupazione sulla reale volontà di sostenere Draghi ed il suo esecutivo; i sindacati non sono riusciti a trovare un dialogo con il premier che in occasione della riunione per discutere della legge di Bilancio ha deciso di abbandonare la sala "per un altro impegno" senza quasi salutare, sorpreso dall'atteggiamento dei rappresentanti sindacali e dalla quantità di richieste ricevute. Le tre confederazioni sindacali a loro volta accusano il governo di non aver neppure letto le loro proposte. E' necessario offrire all'esecutivo il massimo supporto per sostenere la ripresa nel nostro paese e portare avanti in Europa e nel mondo le battaglie necessarie per mettere fine ai grandi scandali, come la morte per fame di tanti bambini in Afghanistan o il ritardo vergognoso nella consegna dei vaccini ai Paesi poveri.

Fonte: Il Cittadino
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