Il Venerdì Santo degli Ucraini
I governanti del mondo devono adoperarsi per trovare vie di pace
Dopo 77 anni di pace celebriamo anche nel nostro paese una Pasqua con l’incubo della guerra alle porte di casa.
Addio, infatti, serenità; quest’anno cede il passo all’angoscia del presente e alla paura del futuro.
Sono tornati i giorni che richiedono a tutti un supplemento di coraggio e di disponibilità a sopportare ansia, fatiche e sacrifici.
Siamo arrivati impreparati alla tragedia della guerra così vicina anche a noi.
I mass media ce la portano in casa. Vorremmo spegnere radio, televisioni e non leggere i giornali, ma la sua presenza è come un tarlo che subdolamente alberga nel nostro animo e non ci lascia né tranquilli né in pace.
Dobbiamo però trovare la fiducia e la speranza per sopportare questo periodo doloroso per la nostra società e per ciascuno di noi.
Siamo entrati nella Settimana Santa; due giorni in particolare ci rappresentano e ci coinvolgono: il Venerdì Santo e la Domenica di Pasqua.
Quanto è vero il Venerdì Santo quest’anno!
Nel giorno della morte del Signore vediamo il calvario e la morte di migliaia di persone in Ucraina; nelle piaghe di Gesù vediamo le torture delle vittime innocenti, i massacri e gli stupri; nella sua croce vengono inchiodate la mancanza di dignità della vita, la libertà negata ai popoli, la distruzione dei beni, la solitudine e la fame dei poveri, le spudorate bugie per nascondere evidenti malvagità, la constatazione amara del conflitto tra popoli della stessa religione e ancora una volta il rifiuto del dialogo per risolvere le controversie.
Settimanalmente riportiamo sul giornale gli accorati appelli di Papa Francesco per la fine delle ostilità in Ucraina. Ricordiamo le parole del nostro Arcivescovo, il quale su queste pagine, dopo aver affermato che la guerra “è sempre un abisso di male che uccide e distrugge”, ha scritto che “dopo i giorni bui ritornerà la pace”.
Quanto vorremmo che queste parole si rivelassero compiute per la Pasqua di quest’anno!
La tomba vuota di Cristo Risorto è un segno perché nessuna tomba non sia più riempita con le vittime della follia della guerra scatenata contro l’Ucraina.
I popoli di fede cristiana, coinvolti in tanta tragedia, sono chiamati a riscoprire il dono pasquale della pace.
Intanto, perché questa si realizzi, è necessario che i governanti del mondo si adoperino per trovare le strade per impedire l’estendersi di un conflitto che potrebbe essere combattuto con armi spaventose.
E’ necessario che le arti diplomatiche riportino alla normalità della vita gli uomini coraggiosi che combattono per salvare la propria terra, le loro famiglie, le loro case, la loro libertà.
Ammirevole è il coraggio dei soccorritori e dei giornalisti. Grande è la generosità, anche a Genova, di quanti salvano donne, vecchi e bambini dando loro ospitalità e sicurezza.
Importante infine è credere nella forza e nell’efficacia della preghiera perché si avveri l’auspicio pasquale di un mondo senza armi e senza guerra.
*Direttore Il Cittadino
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