Fine vita e legislazione, a che punto siamo?
Se ne è parlato in un convegno dell'Associazione Giuriste Italiane
Eutanasia, suicidio assistito e cure palliative: tra diritto e etica è il titolo dell’accurato convegno che si è tenuto il 23 gennaio presso il Centro Cultura e Formazione dell’Ordine degli Avvocati di Genova, organizzato da “A.G.I. - Associazione Giuriste Italiane”. Il convegno, che tocca le coscienze e la vita delle persone così in profondità, è stato introdotto dalla Presidente di A.G.I. Genova Avv. Laura Granata e moderato dall’Avv. Gabriella De Filippis, segretario della medesima. Le relazioni hanno affrontato a 360 gradi le problematiche legate al fine vita: quelle giuridiche, quelle sanitarie e quelle etiche.
L’Avv. Laura Oliveri, Presidente dell’Unione Giuristi Cattolici – Sezione “Ettore Vernazza” di Genova, ha svolto una esauriente dissertazione sul quadro normativo e giurisprudenziale attuale, con uno sguardo alla sua evoluzione negli ultimi anni, in particolare a seguito della sentenza n. 242/19 della Corte Costituzionale. Tale decisione della Consulta ha individuato un’area di non punibilità riferita all’articolo 580 c.p. (istigazione o aiuto al suicidio), subordinata al ricorrere di determinate condizioni; la Corte ha così aperto alla possibilità di ricorrere ad un aiuto medico per porre fine alla propria vita, pur affermando (in maniera un po’ contraddittoria, ad essere sinceri) la necessità di tutelare il diritto alla vita (cit.: “dall’art. 2 Cost. – non diversamente che dall’art. 2 CEDU – discende il dovere dello Stato di tutelare la vita di ogni individuo: non quello – diametralmente opposto – di riconoscere all’individuo la possibilità di ottenere dallo Stato o da terzi un aiuto a morire”). La differenza fra un preteso “diritto a morire” (di cui spesso si sente proclamare a gran voce da certa stampa e da certa politica) e la definizione di un’area di non punibilità penale in circostanze ben delineate, per situazioni ciascuna meritevole di profondo rispetto ed attenzione, ha conseguenze sia a livello logico (compresa l’attuazione delle norme), sia a livello ontologico (con particolare riferimento alla dignità di ciascun ammalato).
L’Avv. Luigi Vinelli ha, invece, volto lo sguardo verso la futura legislazione in materia di fine vita, che la Corte Costituzionale ha in maniera inconfutabile affidato al Parlamento: argomento di stringente attualità poiché, come in varie altre Regioni, anche in Liguria è stato proposto un progetto di legge per “l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito”, pur nella consapevolezza che la materia non rientri in quelle di competenza regionale. Il relatore ha ricordato che il medesimo progetto di legge era stato già presentato nella precedente legislatura e che nell’audizione tenutasi il 23 aprile 2024 presso la Commissione Salute e sicurezza sociale del Consiglio regionale (audizione alla quale lo stesso era intervenuto in rappresentanza dell’Unione Giuristi Cattolici) erano emersi con evidenza i profili di incostituzionalità e di carenza di copertura finanziaria. Dopo aver delineato spunti di riflessione e criticità di un ipotetico approvando testo legislativo, il secondo relatore ha richiamato l’attenzione su come il dovere costituzionale di solidarietà, elemento aggregante di ogni comunità umana, impone che il sistema sanitario italiano debba offrire al malato sofferente la cura dal dolore: solo garantendo ai malati l’efficacia e la tempestività delle cure (anche palliative), unitamente all’assistenza sociale e psicologica, lo Stato e le Regioni possono attuare il proprio dovere in campo sanitario.
Il Professor Giovanni Regesta, il cui nome e la cui competenza nell’assistenza di persone in stato di minima coscienza non hanno bisogno di presentazioni, ha innanzitutto svolto un elenco di casi clinici e di vicende umane che ha consentito di comprendere come vi siano una svariata quantità di fattispecie, sotto il profilo sia sanitario sia umano, difficilmente riconducibile ad un'unica rappresentazione normativa. Ha quindi, con coraggio purtroppo non comune, palesato come la promozione dell’eutanasia è legata principalmente a scelte di politica sanitaria, meglio di economia sanitaria: col ridursi delle risorse a bilancio per la sanità si tende a scegliere chi sia meritevole di veder investire sulle proprie cure, in termini qualitativi e di durata.
Infine il Professor Franco Manti, dell’Università di Genova, ha affrontato una discussione relativa ai profili bioetici legati all’eutanasia da un punto di vista laico e legato al tema della scelta di come vivere e di come morire.
Il confronto fra la sua posizione e quella degli altri relatori ha permesso di approfondire alcune tematiche poste al confine insondabile fra medicina, diritto e morale. Punto fermo condiviso da tutti è stato il diritto insopprimibile all’obiezione di coscienza per tutti i soggetti che si dovessero trovare chiamati ad essere partecipi di un suicidio assistito (medici, infermieri, amministratori di sostegno).
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