Dopo la pandemia ci sarà un nuovo umanesimo?
La ricostruzione dovrà nascere da un modo nuovo di concepire il compito di ciascuno nella società
La misteriosa pandemia che già ci ha rovinato l’estate e rischia di rubarci il Natale, continua ostinatamente a riempire di croci i nostri cimiteri, specie quelli delle grandi città.
E lascia come suo ricordo non solo le mascherine che ci tolgono il respiro e ci appannano gli occhiali, ma anche le nostre Chiese mezze chiuse o divise in settori, dove non si può sostare se non a mezzo metro uno dall’altro come stabilito dall’autorità.
Tutte disposizioni opportune suggerite dal buonsenso per proteggere la nostra salute. Ed i nostri “Cristi” processionali, le statue delle nostre Madonne e dei nostri Santi restano custodite nelle loro urne e completano un quadro che da molto tempo non si vedeva, questo perché il nemico che vogliamo combattere non lo conosciamo ancora e vogliamo isolarlo.
Il vuoto che crea questo virus ci impaurisce e suggerisce di non darci la mano in segno di saluto o di baciarci in segno di affetto. L’auspicio di tutti è che questo pandemonio venga a cessare e si possa tornare ad essere quelli di prima. E poi?
Tutte le guerre, le epidemie, i disordini sociali che hanno afflitto questo nostro mondo sono ricordati per i cumuli di macerie che hanno lasciato dopo il loro passaggio.
C’è un dovere di accogliere chi si trova a disagio per le strade del mondo, ma anche la necessità di proteggere i nostri giovani affinché non cerchino altrove il luogo per una nuova patria.
Quando la casa brucia bisogna spegnere il fuoco e non stare a discutere sul colore della divisa dei pompieri.
Dopo la crisi che ci ha sconvolti tutti, avremo bisogno di un nuovo umanesimo per rimuovere le macerie di un mondo che va scomparendo.
La ricostruzione dovrà iniziare da un modo nuovo e diverso di concepire la nostra presenza ed il nostro compito in questa società, che nonostante i suoi malanni continua con l’arroganza dell’indifferenza.
L’economia basata sul denaro e la speculazione finanziaria è solo un’illusione perché non tiene conto delle classi più povere già in marcia verso quella promozione umana enunciata con la “Rerum novarum” di Papa Leone XIII, la “Populorum progressio” di Paolo VI e in questi giorni chiarita da Papa Francesco con “Fratelli tutti”.
Il nuovo umanesimo dovrà scaturire dal ceppo antico del cristianesimo, con nuovi virgulti di una umanità rinnovata dal valore della persona che come ci viene spesso ricordato racchiude l’immagine impressale fin dal primo giorno della creazione da Dio.
Se le generazioni che ci hanno preceduti hanno dovuto rimuovere le macerie e i detriti di un mondo che si era suicidato, quelle di oggi che già occupano il futuro, dovranno con un coraggioso esame ripartire dall’essenza stessa dell’uomo, che non è la cavia del “progresso” imperante, ma il capolavoro dell’Architetto che ha creato il mondo.
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