Un giorno devi andare
In seguito a dolorose vicende familiari (il marito l'ha lasciata quando lei ha perso il figlio e ha appreso di non poterne avere altri), la trentenne Augusta ha deciso di andare via da Trento e seguire suor Franca, un'amica della madre, missionaria presso i villaggi indios dell' Amazzonia. Con lei Augusta rimane fino a quando capisce di non essere più in sintonia con lo slancio spirituale della religiosa. Prosegue così da sola il proprio percorso e si trasferisce a Manaus, andando a vivere in una favela. Giorgio Diritti (Bologna,1959) si è fatto conoscere con "Il vento fa il suo giro" (2005) e ha confermato l'originalità del suo stile con il successivo "L'uomo che verrà" (2009).
In fuga da una situazione forse imprevista e troppo difficile da gestire (la mancata maternità, il marito che scappa), Augusta si scarica di ogni orpello precedente per gettarsi in un altro mondo, per ritrovare il significato delle parole e dei gesti. Accanto a lei, suor Franca segue lo stesso percorso con la forza dentro di sè del Vangelo da trasmettere e insegnare.
La vita di preghiera non soddisfa Augusta che ha bisogno di percorrere da sola il sentiero che porta alla consapevolezza del Creato. Sa che ancora e sempre 'deve andare', diventare una cosa sola con l'aria, la terra e il cielo per sentirsi parte di un autentico progetto di vita.
Non siamo soli però, a Trento la mamma e la nonna di Augusta piangono e soffrono, e al Santuario di San Remedio la comunità dove torna suor Franca prega, lavora, prepara, tiene desto il Messaggio per tutto il mondo.
Diritti ha uno sguardo di forte profondità e di tensione infinita.
Le immagini rimandano uno spazio talmente dilatato da trasmettere bellezza e angoscia allo stesso tempo. Si capisce che a Manaus la vita ha necessità così differenti da implicare un approccio di drastico cambiamento. E che tuttavia uomini, donne e bambini forse possono essere uguali in ogni dove: tutti appartenenti allo stessa famiglia umana, figli di Dio, dotati di anima e corpo in sintonia con lo spirito vitalistico. Storia di lucida verità e di affranto abbandono alla maestosità del paesaggio.
ancora una prova coraggiosa per Giorgio Diritti e film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
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