Torneranno i prati
Regia e sceneggiatura di Ermanno Olmi. Interpreti: principale Claudio Santamaria (il Maggiore), Alessandro Sperduti (il Tenentino), Francesco Formichetti (il Capitano).
Regia e sceneggiatura di Ermanno Olmi. Interpreti: principale Claudio Santamaria (il Maggiore), Alessandro Sperduti (il Tenentino), Francesco Formichetti (il Capitano).
Anno 1917, sul fronte Nord – Est: in piena notte, dei soldati italiani si muovono sepolti in quattro metri e mezzo di neve, che continua a cadere, mentre cercano di raggiungere una postazione nemica, intanto in lontananza si odono i cannoni.
Nell’ultimo film di Ermanno Olmi, va in scena la Prima Guerra Mondiale, non aspettiamoci però scene di battaglia, perché il regista si sofferma a raccontare, nell’arco di una notte, l’umanità sofferente di quei soldati, tra isolamento, freddo, paura, che finiscono a combattere in quella che giustamente era stata definita da Benedetto XV “l’inutile strage”.
Olmi si è rifatto ai tanti racconti del padre, che aveva vissuto la Grande Guerra, ma anche alle narrazioni del suo amico Mario Rigoni Stern. Così lo stesso Olmi ha dichiarato: “Mio padre aveva 19 anni quando venne chiamato alle armi e si trovò dentro la carneficina del Carso e del Piave, che segnò la sua giovinezza e il resto della sua vita. Ero bambino quando lui raccontava a me e a mio fratello più grande, del dolore della guerra, di quegli istanti terribili in attesa dell'ordine di andare all’assalto e sai che la morte è lì, che ti attende sul bordo della trincea. Ricordava i suoi compagni e più d’una volta l’ho visto piangere”.
E proprio a suo padre è dedicato il film.
D’altronde, ormai da anni il regista vive ad Asiago, in luoghi dove ogni monte, ogni collina, trasuda di quella Storia che, tra Sacrari e trincee, parla di una guerra che non sembra mai dimenticata.
Forse non tutto è perfettamente risolto nel film, a livello di narrazione, qualche pecca la si può trovare, ma va riconosciuto ad Ermanno Olmi l’intento morale che da sempre costituisce la cifra del suo percorso cinematografico e quest’ultima fatica si inserisce nel solco di “Il mestiere delle armi” che era valso al regista La Palma d’Oro a Cannes nel 2001: un monito amaro sulle tante inutili guerre. L’azione si svolge in gran parte a Dossi di Sopra, in Val Formica - Cima Larici (quota 1800 metri), dove si trovano il rudere in cui si rifugiano i soldati e il cimitero.
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