Still life

Regia e sceneggiatura di Uberto Pasolini. Interpreti principali: Eddie Marsan, Joanne Froggatt, Karen Drury.

John May, uomo metodico e solitario, fa un lavoro apparentemente ingrato: in un ufficio del comune, ha il compito di rintracciare parenti o amici di chi muore solo, affinché qualcuno possa essere avvisato e presenzi al funerale. Se non si trova nessuno, è lo stesso John che si preoccupa di essere presente alle esequie. In epoca di tagli però, il comune pensa che il suo lavoro sia superfluo, e John rischia il licenziamento; convince allora il suo capo di lasciargli portare a termine il suo ultimo caso, quello di un uomo, Bill Stoke, che abitava vicino a casa sua, ed è così che John viene a conoscere le persone che avevano fatto parte della vita di Bill.
"Still life" di Uberto Pasolini (lo stesso regista che anni fa aveva fatto scalpore per "Full monty") ha vinto il premio per la migliore regia nella sezione Orizzonti all'ultimo Festival di Venezia. Un premio davvero meritato. La traduzione letterale di "Still life" è "natura morta", ma lo si potrebbe tradurre anche in altro modo e forse la più adatta assomiglia a "la vita ancora". Infatti, a dispetto del titolo, il film suggerisce una riflessione profonda sulla preziosità della vita: John Maj è un semplice impiegato, che cerca di fare il suo lavoro con scrupolo, raccogliendo i particolari della vita di qualche sconosciuto e che, dopo aver raccolto qualche informazione addirittura prepara il sermone per il pastore, insomma cerca di dare dignità a chi non c'è più o di restituire un po' di considerazione a chi non l'aveva neppure in vita. Forse perché anche lui, senza nessun legame, sente la desolazione di chi muore solo. Tutto è narrato con equilibrio, senza cadere in toni inutilmente patetici, "Still life" suggerisce alla fine proprio un'apertura alla vita stessa e una visione di speranza. Film delicato e a tratti commovente, che può far riflettere su temi esistenziali profondi, uno dei più interessanti di questa stagione.