Smetto quando voglio

Regia di Sydney Sibilia. Durata: 1 ora e 40 minuti.

Pietro Zinni ha 37 anni, è ricercatore universitario e vive con Giulia che fa l'assistente sociale in una comunità di recupero per tossicodipendenti; Pietro è un uomo buono d'animo, che non riesce nemmeno a farsi pagare le lezioni private dagli studenti liceali, ma quando sfuma anche l'ennesima possibilità di avere un posto stabile, con le rate del condominio da pagare, i soldi che non bastano mai, decide di inventarsi qualcosa per vivere. Mentendo a Giulia, decide allora di contattare i suoi ex colleghi di università, persone più che affermate nel mondo della ricerca, ma che sono finiti a fare i lavori più disparati, naturalmente pagati pochissimo e in nero. Propone loro di creare la droga perfetta, ma che non sia illegale e cominciare così a fare finalmente un mucchio di soldi. Il piano decolla, ma non tutto andrà come previsto.
L'esordiente Sydney Sibilia firma un'opera che si può collocare a metà strada tra "La banda degli onesti" e "L'erba di Grace"; in ogni caso si tratta di una perfetta commedia all'italiana in cui si ride, ma si ride con un fondo di amarezza pensando alla realtà di tanti giovani che, pur preparati, non riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro. Così questi "soliti ignoti", che diventano da ricercatori a "ricercati", pur in tono grottesco mettono efficacemente in scena la denuncia verso un mondo che non avvalora la correttezza e l'onestà, ma le vie più brevi per fare soldi. Naturalmente lo spettatore intuisce che i due benzinai che litigano in latino, l'archeologo che procura il furgone, l'economista che non sa barare a poker, in realtà non avranno davanti a sé, e meno male, una carriera da criminali incalliti e questi imbranati malviventi, con il loro curriculum prestigiosissimo ma poco remunerabile, suscitano risate e malinconia nello stesso tempo.
Insomma, una bella commedia che diverte senza cadere in facili volgarità.