Sacro Gra
Regia di Gianfranco Rosi. Durata: 93 minuti.
Regia di Gianfranco Rosi. Durata: 93 minuti.
Il Grande Raccordo Anulare di Roma (G.R.A.) è lungo più di 68 kilometri ed è attraversato in un anno da una media di 58 milioni di veicoli. Lungo questo anello autostradale vivono tante persone ritratte in un frammento di vita: un barelliere dell'ambulanza, un uomo dalla parlata elegante e colta che vive in un monolocale con la figlia, un nobile decaduto che affitta la sua antica dimora per eventi, ragazze che fanno le cubiste in un bar, un pescatore di anguille, un botanico che cerca un modo di salvare le palme da un letale parassita. Girato da Gianfranco Rosi, da un'idea dell'urbanista Nicolò Bassetti, "Sacro GRA" ha vinto il Leone d'Oro, dopo molti anni che l'Italia non veniva premiata al Festival di Venezia, soprattutto nella forma documentarista. Il lungometraggio di Rosi (che non ha nulla a che fare con il regista Francesco Rosi di "Le mani sulla città") si preoccupa semplicemente di mostrare ciò che succede lungo la periferia della capitale, sovrastata dal rumore assordante del traffico e, quando questo si fa meno sentire, c'è quello degli aerei che passano vicini. L'opera presenta alcuni grandi pregi ma non manca di difetti: traspare sicuramente la dimensione estraniante che fa da sfondo a queste periferie dove manca ogni parvenza di coesione, così da farne quartieri dove si vive in solitudine. Gli unici momenti di aggregazione sono alcuni eventi di carattere religioso, ma dei quali il regista non mostra il significato; tutto è visto in maniera desolante sia per l'architettura delle abitazioni (che sembrano scatole dove la gente vive isolata), sia per le varie esistenze di cui non percepiamo nulla (per esempio il nobile decaduto che affitta la sua villa per eventi di vario genere). Non mancano alcuni momenti di intensità dati quando lo spettatore può effettivamente percepire qualcosa di più di queste persone: su tutti il barelliere dell'ambulanza che, alla fine del turno, parla affettuosamente con la madre anziana affetta da demenza senile. A parte alcuni momenti, insomma l'opera di Gianfranco Rosi appare un po' troppo frammentaria e priva di un obiettivo chiaro.
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