Captain America
Un nuovo super-eroe fa il suo ingresso nello scintillante mondo di celluloide. Si tratta di "Captain America", uscito dai fumetti della Marvel. Un personaggio creato negli anni della seconda guerra mondiale che doveva rappresentare l'orgoglio e la forza dell'America contro il nemico tedesco. Forse sulla scia dell'ultima puntata sugli "X-man", che tornava indietro nel tempo e raccontava l'America anni Quaranta e Cinquanta tra la lotta ai nazisti prima e il pericolo comunista poi, anche questo film, dunque, si posiziona indietro nel tempo e ci narra le avventure di un eroe che rappresenta in pieno l'ideale del buon americano.
Il giovane Steve Rogers, infatti, farebbe di tutto per arruolarsi: scioccato da ciò che i nazisti stanno facendo in Europa, non sopporta di starsene con le mani in mano. La sua costituzione fragile, l'asma, l'altezza tutt'altro che idonea, però, fanno sì che venga rispedito al mittente ad ogni tentativo. Finché un giorno, un uomo di stato, il dottor Abraham Erskine, s'interessa a lui e gli propone di sottoporsi alla sperimentazione di un siero che ne farà il primo super soldato dell'esercito a stelle e strisce. Rogers, dunque, subisce una straordinaria trasformazione, ma sarà solo dopo un passaggio per le fila dello show-business (e cioè solo dopo aver indossato una calzamaglia) a divenire davvero Captain America. Un uomo comune, dunque, anche con problemi fisici, che grazie alla determinazione e alla convinzione in se stesso e negli ideali in cui crede, che sono quelli di un'America libera, forte, capace di combattere il male e di portare la giustizia e la democrazia nel mondo, riesce a diventare un super-eroe. Captain America non ha superpoteri (ha una super arma, lo scudo) e non è certo un personaggio che va per il sottile: super buono - perché il siero esaspera il carattere di partenza e Steve Rogers è un bravo ragazzo - è nato per combattere il Male estremo, e cioè la follia nazista. Un aspetto positivo della pellicola, diretta da Joe Johnston, è quello di non perdere mai di vista il ragazzino del prologo, smussando così la manichea opposizione tra super-buoni e super-cattivi: sotto i muscoli del protagonista, il film ritrova sempre l'ingenuità, il senso di smarrimento e il coraggio testardo del personaggio delle origini, persino potenziate. Il resto è un susseguirsi di effetti speciali, inseguimenti, scene d'azione e di combattimento come se ne vedono in tanti altri film contemporanei. Interessante sarebbe capire perché, al di là delle logiche economiche di mercato (gli eroi tratti dai fumetti portano grandi incassi al cinema), si sia deciso di riesumare proprio oggi, in un periodo di caduta libera di leadership internazionale della nazione americana, un personaggio che incarnava, invece, in pieno l'idea di un'America leader dell'Occidente, capace di guidare, sotto la spinta di valori morali forti, il progresso e lo sviluppo mondiale contro ogni forza del male. Se ogni film è un indicatore socio-culturale della società, questo film ci parla molto bene di un desiderio della nazione americana di ritrovare il suo posto fondamentale come guida nella politica internazionale, sotto la spinta di ideali giusti e forti.
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