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Cafè society

Regia di Woody Allen. Interpreti principali: Jesse Eisenberg (Bobby Dorfman), Kristen Stewart (Vonnie), Steve Carell (Phil), Corey Stoll (Ben).

Cafè society

Regia di Woody Allen. Interpreti principali: Jesse Eisenberg (Bobby Dorfman), Kristen Stewart (Vonnie), Steve Carell (Phil), Corey Stoll (Ben).

Bobby Dorfman parte da New York per andare a Hollywood dove spera, con l'aiuto dello zio Phil, agente di famose star, di trovare un lavoro. Dopo un'anticamera durata qualche settimane, finalmente Bobby riceve dallo zio l'incarico di fattorino e viene affidato alla segretaria Vonnie, affinché lei gli faccia da cicerone nella mecca del cinema.
Naturalmente Bobby si innamora di Vonnie, ma le cose non vanno tanto liscie.
Con “Cafè Society” Woody Allen firma il suo 48mo film, ambientato negli Anni Trenta, un'epoca che spesso appare nei suoi film migliori da “La rosa purpurea del Cairo” a “Brodway Danny Rose”, fino a “Midnight in Paris”. Infatti, al di là della storia d'amore in sé quel che emerge è soprattutto il ritratto di un'epoca, quella del Jazz, del cinema classico hollywoodiano, con i nomi di Joan Crawford, di Greta Garbo, Spencer Tracy e Fred Astair che ricorrono nei dialoghi e, nello stesso tempo, l'America del proibizionismo e dei gangsters. Non manca neppure qualche riferimento inquietante di ciò che sta avvenendo in Europa quando, nel prestigioso locale che (come vedremo) gestirà Bobby, fa capolino una coppia che “ha pranzato con Hitler”.
E' un opera che potrebbe ricordare certi film di Lubitch, per l'ambiente sofisticato e i dialoghi brillanti, ma che non rifugge da una certa soffusa malinconia. Infatti, se non mancano le situazioni divertenti e la solita ironia sul mondo ebraico tipico di Woody Allen, non manca nemmeno il senso del rimpianto per le occasioni perdute e l'eterno dilemma tra il cuore e la ragione.
“Cafè Society”, narrato da una voce fuori campo, risulta insomma molto piacevole, forse non il film più originale del regista americano, ma con una sua eleganza alla Billy Wilder.
Un'eleganza alla quale ha notevolmente contribuito la direzione alla fotografia del nostro Vittorio Storaro.

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