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Black and white

Black and white

Kevin Costner torna al cinema in una veste inedita. Lo sguardo magnetico e gli occhi azzurri sono gli stessi, ma sono passati gli anni da sex symbol e arrivano quelli della maturità. In “Black and white” Costner è un nonno che inizia una battaglia legale per ottenere l’affidamento della sua nipotina mulatta. Una guerra di sentimenti che dovrà combattere contro la famiglia paterna della bambina, guidata da un’agguerrita giovane nonna. La pellicola, dunque, oltre a raccontare una storia emotivamente forte (il rapporto complesso ma fortissimo tra un nonno e la nipotina, la difficoltà di affrontare i drammi che la vita ci pone di fronte, la forza che solo il nucleo familiare può offrirci) è anche un legal thriller sui rapporti interraziali a Los Angeles, e in generale negli Stati Uniti. Potrebbe sembrare inutile ormai, in un’America che ha per presidente un uomo di colore, raccontare ancora storie che riguardano il problema razziale. Ma i fatti di cronaca (come l’uccisione di un giovane ragazzo nero disarmato da parte di un poliziotto bianco nella cittadina di Ferguson) mostrano come ci sia, purtroppo, ancora bisogno di affrontare queste problematiche e questo film, come il recente Selma (che rievoca un momento fondamentale nella marcia dei diritti dei neri, portato avanti da Martin Luther King) sembrano essere più che mai necessari. Il regista crea dialoghi credibili e le dinamiche fra i personaggi sono delineate con attenzione, anche se il rischio di cadere nello stereotipo e nel melenso è sempre dietro l’angolo. Il più delle volte è l’interpretazione di un intenso Kevin Costner a salvare il film da questo rischio. È una rinascita per l’attore americano, che, nella sua carriera, ha conosciuto un successo immenso per i suoi ruoli da divo rude e affascinante, ma che ha sperimentato anche il baratro del silenzio, col rischio di essere dimenticato. Alla fine della pellicola a vincere è la disponibilità a parlarsi al di là dei rispettivi pregiudizi, a cercare il meglio l’uno dell’altro e a fidarsi a vicenda, per costruire una grande, unica, conciliata, famiglia multirazziale. 

Allegato: p08tabella_caritas.pdf (177,37 kB)
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