Al cinema
stampa

Addio a Giuliano Montaldo, genovese, decano del cinema italiano

Iniziò con il cinema nelle sale della comunità cittadine

Il 6 settembre scorso è morto il regista Giuliano Montaldo, considerato ormai il decano del cinema italiano. Montaldo, nato a Genova il 22 febbraio 1930, proprio in questa città inizia a respirare l’aria del cinematografo: era cresciuto infatti vicino al cinema della Consolazione (oggi il Nickelodeon) che aveva aperto la sua sala nel 1937, dapprima adibita teatro e poi trasformata in cinema parrocchiale di grande qualità.

A Genova, sanno ormai tutti, sia il mondo delle filodrammatiche e poi dei cineclub è sempre stato molto vivo e spesso furono resi vivi e brillanti da grandi figure di religiosi (lo stesso Siri fu addirittura direttore dell’ACEC). Come si legge in un volumetto di Pier Luigi Derchi “I nostri cinema”: “In questo clima artistico iniziò la brillante carriera d’uno dei più emblematici professionisti del primo dopoguerra, il regista Giuliano Montaldo, un giovane della Consolazione”.

Proprio nella sala del futuro Nickelodeon Montaldo muove i primi passi da regista teatrale, presto la sua passione sarà indirizzata al grande schermo. Comincia da attore in parti come - ad esempio - in quella di Don Grazzini in “Il giorno più bello” di Emmer, diventerà poi aiuto regista per Gillo Pontecorvo e Elio Petri, esordendo infine alla regia con “Tiro al piccione” nel 1961, una storia fuori dal coro sulla vicenda di due repubblichini all’8 settembre del 43.

Nei suoi film si mescola impegno civile e attenzione a temi di grande spessore morale, famoso è infatti il suo “Sacco e Vanzetti”, nel 1970. Ma già l’anno prima, nel 1969 con “Dio è con noi” racconta l’avventura di due disertori tedeschi che tentano di scappare dal fronte per tornare a casa e sottrarsi alla follia della guerra.

mportante sarà anche “L’Agnese va a morire” (1976) tratto dal romanzo di Renata Viganò. Storia di una donna che diventa staffetta partigiana, narrata come una forma di resistenza nata non da un’ideologia, ma da un senso innato e istintivo di giustizia. Ricordiamo ancora, tra gli altri anche “Gli occhiali d’oro” (1987) tratto dal libro di Bassani e “Tempo di uccidere” (1989) uno dei pochi film italiani sulla guerra italo- etiopica.  Montaldo contribuì anche alla rinascita del grande sceneggiato televisivo e lo si ricorda infatti per il suo “Marco Polo" (1982-83).

Il suo ritorno al grande schermo lo ricordiamo soprattutto per “L’industriale” interpretato da Pierfrancesco Favino come protagonista e dal genovese Mauro Pirovano, film che narra la crisi economica vista dalla parte di un industriale; e per un altro gran bel film “I demoni di San Pietroburgo” dello scrittore Fedor Dostoevskij. A Genova, a cui il regista fu sempre legato, il film venne presentato dallo stesso Montaldo. Un legame rafforzato nel 2003 quando, nella Sala della Comunità della parrocchia della Consolazione, ricevette il Premio ai Liguri Illustri dalla Fondazione Novaro.

Si potrebbe aggiungere molto altro alla filmografia del genovese Giuliano Montaldo e sulle sue opere che con grandi o minori risultati, che non furono mai superficiali e ponendo temi morali sempre attuali.

Fonte: Il Cittadino
Addio a Giuliano Montaldo, genovese, decano del cinema italiano
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento