Serve un Def con obiettivi concreti
Il primo scoglio per la XVIII Legislatura sarà la lotta alla povertà
Un quarto delle risorse destinate annualmente per contrastare la povertà, che ammontano a 4,6 miliardi di euro, sono erogate in favore di famiglie benestanti o comunque non povere creando una situazione di grave iniquità frutto delle distorsioni causate da numerose altre misure, soprattutto per gli anziani, che sono rimaste in vigore e non state armonizzate con la nuova legislazione. Le risorse messe a disposizione delle famiglie più povere vengono deviate verso famiglie che non ne avrebbero bisogno a causa del metodo di valutazione della situazione di ciascun "povero" partendo dal fatto che per avere diritto alle integrazioni al minimo , che rappresentano la parte più consistente dei sussidi, non viene valutato il reddito familiare ma quello personale raggiungendo il paradosso per cui uno dei coniugi ottiene il sussidio pur in presenza di un forte reddito pensionistico e patrimoniale dell'altro coniuge. In sintesi quindi il sussidio si riceve anche se all'interno del nucleo famigliare ci sono membri benestanti. Il Governo Gentiloni ha apportato alcune modifiche che dovrebbero entrare in vigore dal prossimo mese di Luglio per il reddito di inclusione prendendo in considerazione la soglia prevista dell'indice patrimoniale dell'ISEE e che dovrebbero allargare la platea dei beneficiari alla metà dei 4,7 milioni di individui in assoluta povertà con un costo annuale di oltre 3 miliardi di euro. Le forze politiche che sono uscite vincitrici dall'ultima tornata elettorale hanno però promesso ai loro elettori l'applicazione di una normativa molto più ampia il cosiddetto "reddito di cittadinanza” di cui dovrebbero beneficiare tra i 7 ed i 12 milioni di cittadini con un costo compreso tra i 15 ed i 30 miliardi all'anno e un contributo mensile a famiglia di 480 euro. Oggi è però impossibile trovare le risorse necessarie per un istituto come quello del reddito di cittadinanza che non sarebbe destinato solo alle persone in povertà assoluta ma anche a tutte quelle a rischio di povertà ma è invece necessario rendere più equo l'attuale reddito di inclusione con l'obbiettivo di raggiungere tutte le persone che si trovano realmente in stato di assoluta povertà con una drastica rivisitazione della normativa attuale e con l'immediata eliminazione dei fenomeni distorsivi attuali di cui beneficiano 1,8 milioni di famiglie non povere. L'Italia è l'unico paese nel mondo in cui negli ultimi dieci anni è diminuita drasticamente la fascia di persone in stato di assoluta povertà con oltre 65 anni mentre è sensibilmente aumentata quella dei cittadini e delle famiglie giovani, o comunque di età non superiore aI 45 anni, che ne sono entrate a far parte. E' necessario superare il concetto dei "diritti acquisiti" ed attuare una manovra redistributiva graduale in favore di chi ne ha bisogno. Per focalizzare bene il problema è necessario non dimenticare mai che se i 4,6 miliardi di euro fossero finiti nella disponibilità di chi è realmente povero si sarebbe potuto eliminare completamente la fascia delle persone in povertà assoluta e ridare una dignità a tante famiglie giovani che vivono nella disperazione. Nella situazione economica dell'Italia questo è l'unico percorso ipotizzabile per dare un futuro dignitoso a chi vive in stato di grave disagio dal momento che il nuovo governo si troverà a lavorare, non appena insediato, in un paese dove il PIl cresce meno che negli altri paesi europei, ed è previsto in calo nei prossimi anni, e dove la ripresa in atto ha prodotto benefici molto ridotti perchè partita con grande ritardo rispetto all'area dell'Eurozona e con incrementi molto modesti. Christine Lagarde, direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale, in occasione di una recente visita a Berlino ha ribadito che auspica che "chi governa in Italia capisca la necessità di rafforzare l'economia anche per aiutare il discorso politico.E' estremamente importante che l'area euro sia resa più forte e più stabile.Chi governa deve capire il rischio di creare instabilità, la necessità di una bussola o che non si possa spendere più di ciò che si incassa.Che le entrate contano quanto le uscite". Si tratta di parole finalizzate ancora una volta ad esercitare pressioni sul nuovo governo che non appena entrato nel pieno dei suoi poteri sarà chiamato a redigere il DEF, il documento che individua le politiche economiche e sociali dei prossimi tre anni, che l'attuale esecutivo in carica ha deciso di non presentare in Parlamento. I margini di manovra sono molto esili, per non dire nulli, con le autorità di Bruxelles che ci chiederanno una manovra bis nel prossimo mese di Maggio che oscillerà tra i 3,5 ed i 5 miliardi di euro e con le ulteriori problematiche per evitare l'aumento dell'IVA previsto alla fine dell'anno che non potrebbe essere in alcun modo assorbito dalla nostra economia e diventa quindi impossibile destinare risorse reali ulteriori per aiutare chi vive nella fascia della povertà assoluta. La strada quindi per tentare di risolvere questa problematica che è in assoluto quella prioritaria, dal momento che un paese non può definirsi civile ed etico se permette che milioni di famiglie non abbiano i mezzi per sopravvivere nascondendosi dietro problematiche di carattere burocratico e tecnico che molti poveri non sono neppure in grado di capire, è quella di una normativa che permetta di distribuire le risorse necessarie a chi ne ha veramente bisogno e che chi beneficia di antichi privilegi mascherati da "diritti acquisiti" comprenda che è venuto il momento di rinunciarvi anche facendo piccoli sacrifici ma permettendo a tutti di avere una speranza per il futuro.
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