Governo chiamato ad un serio piano di utilizzo del Recovery Fund
La seconda ondata di pandemia fa prevedere un drastico calo del Pil nell’Eurozona e una frenata dei tempi di ripresa
Le ultime previsioni pubblicate dalla Commissione Ue confermano come l'economia europea abbia assoluto bisogno di un forte sostegno per affrontare la seconda ondata della pandemia da Covid19 che ha bloccato la ripresa, azzerando l'economia nel quarto trimestre dell'anno e rallentando il reddito del 2021.
In particolare Bruxelles segnala anche che "l'Italia non tornerà a livelli pre pandemici entro il 2022". Secondo la Ue il 2020 si chiuderà con un calo del Pil nell'Eurozona del 7,2% e per il 2021 si prevede una ripresa che si limiterà al 4,2% contro la precedente previsione del 6,1% elaborata nel mese di luglio con un effetto drammatico dal punto di vista occupazionale.
Per l'Italia il dato per quest'anno prevede un calo del 9,9% ed una ripresa nel 2021 del 4,1% contro una stima del nostro esecutivo del 6,1% ed un aumento della disoccupazione fino all'11,6%. Si tratta di indicazioni con un elevato rischio al ribasso come confermato anche dal Commissario europeo all'economia Gentiloni, che ha spiegato: "La pandemia potrebbe durare più a lungo, in questo caso nel 2021 occorreranno misure di contenimento più stringenti e prolungate con crescita più bassa e disoccupazione più elevata".
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha richiamato i tedeschi ad affrontare la gravità della situazione precisando: "Abbiamo quattro mesi invernali lunghi davanti a noi e la luce alla fine del tunnel è ancora lontana" e che sarà un grande risultato se il Natale potrà essere in famiglia e non in solitudine. Anche in Italia dovremmo incominciare a capire che non si tratta di messaggi improntati all'allarmismo ma di un modo razionale e costruttivo di affrontare una pandemia che con la seconda ondata sta assumendo una gravità fino ad ora non immaginabile.
A Bruxelles si incomincia ad intravvedere uno spiraglio al Parlamento europeo per arrivare all'approvazione finale del Recovery Fund e del Bilancio 2021-2027.
Purtroppo le posizioni di Polonia ed Ungheria sulla richiesta del rispetto dello stato di diritto rischiano, ancora una volta, di diventare un nuovo ostacolo all'esborso dei 750 miliardi di euro per la ripresa decisi a luglio dai leader.
In occasione dell'ultima riunione del Consiglio della Banca Centrale Europea tre governatori hanno preso una posizione molto netta contro la decisione di Spagna e Portogallo, che hanno detto sì alla quota di contributi a fondo perduto del Recovery Fund e no ai prestiti, mettendo in chiaro che questo è possibile, anche per il nostro paese, solo perchè la Bce si sostituisce al mercato comprando titoli che altrimenti pagherebbero ben altri tassi di interesse a causa dei rischi collegati.
Quanto accaduto è molto preoccupante perchè traccia una linea che sarà molto difficile superare e renderà molto complicato ottenere un allargamento del piano anti-pandemia (Pepp) per 500 miliardi di euro che permette gli acquisti di titoli in maniera discrezionale, fuori dalla regola che impone di non superare la quota di capitale detenuta da ciascun paese, creando l'ennesimo ostacolo sulla via della ripresa all'Italia che ha un debito al 160 % vicino ad una soglia non più sostenibile senza forti tassi di crescita dell'economia.
Nel nostro paese ci sono oltre 4 milioni di cittadini assistiti tra "reddito di cittadinanza" e di "emergenza" e continua a crescere il numero di soggetti che ricevono sussidi; paradossalmente gli strumenti attuali non riescono ad intercettare le famiglie numerose e più in difficoltà.
La Banca d'Italia nella sua pubblicazione "Economia delle regioni italiane" che è stata presentata il 4 novembre conferma che il Reddito di cittadinanza non riesce ad intervenire efficacemente per le fasce sociali di estrema povertà ed in particolare per le famiglie più numerose. Nel 2019 si è ridotta l'incidenza della povertà assoluta sulla popolazione ma è aumentata la sua intensità, e cioè la distanza media tra la spesa delle famiglie in stato di bisogno e la corrispondente soglia di povertà, ed il fenomeno a causa dell'emergenza pandemica è ulteriormente peggiorato.
Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco è ripetutamente intervenuto per cercare di riportare alla ragionevolezza un paese dove le banche dichiarano, nonostante la pandemia, utili operativi per tentare di riconoscere ai loro azionisti anche quest'anno ingenti dividendi dimenticando che sarebbe invece necessario congelare almeno per un altro biennio l'erogazione di queste risorse che dovrebbero essere tenute all'interno delle aziende per poter affrontare i rischi di una crisi che si abbatterà sui bilanci degli istituti di credito che non potrà essere in alcun modo supportata da uno stato già impegnato a garantire la sussistenza di milioni di famiglie ed imprese.
I banchieri sembrano improvvidamente entrati in confusione, ma viene il dubbio che si tratti di una condizione ben calcolata, dichiarando che i loro conti vanno bene ma i loro regolatori, da Ignazio Visco di Bankialia ad Andrea Enria della Bce, li avvisano di "prepararsi al peggio" per affrontare "una crisi senza precedenti che farà vittime" per le perdite da decine di miliardi di euro sui crediti che eroderanno capitale nel 2021.
Anche il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica) in una relazione al Parlamento ha sottolineato i rischi collegati alla tenuta delle aziende strategiche evocando "astrattamente" un quadro di crediti deteriorati tra il 25 % ed il 35 % dell'attivo bancario per un importo totale che oscillerebbe "tra 555 e 788 miliardi".
In questo contesto oggettivo il nostro governo ed il nostro parlamento hanno il dovere morale verso i cittadini di proporre un piano pluriennale che tenga conto della verità e delle difficoltà attuali, senza nascondersi dietro futili speranze che verranno poi regolarmente smentite dai fatti, e proporre una strada per la ripresa economica e sociale che prenda in considerazione i parametri ed i vincoli che, passata la fase emergenziale, ci verranno imposti dai nostri partner e abbandoni una politica di aiuti scollegati ed improvvisati che non servono a creare lavoro solido per il futuro ma solo a tamponare situazioni di crisi per brevissimo tempo come sta accadendo per l'ex-Ilva e la banca Mps in cui verranno iniettati altri 3 miliardi di euro senza nessuna visione strategica come già accaduto in passato per Alitalia.
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