Emergenza sanitaria: l'Europa manca ancora all'appello
Mes e Bei per un maxi piano di aiuto sono sempre più urgenti
Il ministro dell'economia Gualtieri, presentando il Documento di economia e finanza appena varato dal Consiglio dei Ministri, annuncia che è necessario un intervento pari a 155 miliardi di euro nel 2020 e 25 miliardi nel 2021 per fronteggiare l'impatto della crisi causata dalla pandemia da Covid19 che di fatto ha assunto le sembianze del famoso "Cigno nero", l'evento imprevedibile, teorizzato dal pensatore Nassin Taleb che determinerà per il nostro Pil una perdita di oltre 126 miliardi di euro ed una situazione alla fine dell'anno con un Pil calato dell'8 %, un rapporto deficit-pil arrivato al 10,4 % ed il debito pubblico destinato a superare la soglia del 155,7 %.
Nello stesso periodo la previsione è che la disoccupazione raggiunga l'11,6 %, i consumi calino del 7,2 % e gli investimenti diminuiscano del 12,3 %. Non va dimenticato che, ancora una volta, rimane in sospeso la problematica legata alle clausole di salvaguardia con la sterilizzazione dell'aumento dell'Iva dal 22 al 25 % che resta, nonostante tutto, fissato alla data del 1 gennaio 2021 e che renderà necessario reperire ulteriori risorse per 20,1 miliardi di euro.
Di fronte a questi dati che purtroppo fotografano la situazione del nostro paese, non si riesce a comprendere come l'Europa continui a rinviare una decisione definitiva in merito al maxi piano di aiuti che dovrebbero essere messi in campo con il Mes e la Bei (la Banca europea degli investimenti). In occasione dell'ultima riunione dei leader europei sono stati fatti passi avanti ma non è stato raggiunto un accordo definitivo; ogni decisione è stata rinviata al Consiglio Ue di giugno dopo che il 6 maggio la Commissione Ue presenterà il suo progetto di Fondo per la ripresa.
Il presidente del Consiglio Ue Charles Michel ha dichiarato che "tutti sono concordi nell'ammettere che serve agire con urgenza" per la creazione del Fondo per la ripresa e che "dovrebbe avere la grandezza sufficiente ed essere mirato ai settori e alle parti geografiche d'Europa più colpite"; Angela Merkel ha precisato che "se stiamo andando, come sembra che stiamo andando, verso la mobilitazione di una quantità di denaro senza precedenti per costruire la necessaria capacità di bilancio, allora dobbiamo avere coerenza nei sistemi di tassazione delle società e ci serve un sentiero di convergenza: non una quantità enorme di idee diverse su come usare i nostri sistemi fiscali". Mark Rutte ha subito aggiunto, per allungare ancora i tempi, che "E' difficile capire perchè servono altri soldi prima della fine dell'anno". Il Fondo monetario internazionale ha pubblicato il World Economic Outlook che ha certificato il crollo del Pil mondiale quest'anno sarà intorno al 3 %, con gli Stati Uniti che scenderanno del 5,9 % e la Cina che finirà per attestarsi intorno allo zero o, nella migliore delle ipotesi, arrivare ad una crescita intorno all'1 per cento.
Negli stessi giorni il petrolio ha registrato la più forte caduta dal 1983, data in cui sono iniziate le rilevazioni, arrivando a chiudere in ribasso del 305 % nonostante la decisione dell'Opec di tagliare la produzione di 9,7 milioni di barili, a fronte di una domanda attesa in calo circa tre volte tanto e con la prospettiva che con i prezzi ai livelli attuali si verificherà tra le società impegnate nello "shale oil" americano un'ondata di bancarotte.
Le previsioni di ripresa post - pandemia sono così pessimistiche che i produttori di petrolio stimano un drastico calo della domanda globale ed intravedono il rischio di una futura guerra di prezzi tanto che il problema più grave è diventato quello dello stoccaggio del greggio come accaduto in tutti i momenti più drammatici della storia recente.
Lo scenario richiede azioni immediate e radicali per permettere ai paesi più fragili una ripartenza economica accettabile e sembra che al di là delle frasi di circostanza l'Europa non riesca ancora a capire la gravità della situazione. Anche in occasione del via libera al Recovery Fund, il Fondo per la ripresa approvato dal Consiglio Ue definito urgente e agganciato al bilancio europeo 2021-2027, Angela Merkel ha ribadito che manca l'accordo per finanziarlo se "con sussidi o prestiti"; una cosa è chiara fin da ora e cioè "che il Fondo è collegato al prossimo bilancio europeo per i prossimi sette anni" e che questo significa che non ci sarà alcuna mutualizzazione del nuovo debito.
Si tratta di un primo passo avanti da parte dei nostri partners ma assolutamente inadeguato nella sua impostazione ad un paese come il nostro dove dieci milioni di italiani, un quinto degli adulti totali, si trova ad un gradino dalla povertà assoluta. Si tratta di famiglie che avevano in banca una media di 900 euro allo scoppio della pandemia e che ora, a seguito dello scoppio del Covid 19, non saranno più in grado di far fronte alle spese per cibo, medicine, bollette, affitto e mutui.
Nelle mense e nelle strutture che assistono i poveri si è registrato un maggiore afflusso compreso tra il 20 e il 50 % in più e l'arrivo di persone mai viste prima, giovani, famiglie e anziani soli, che vivevano del loro reddito ma ora sono state costrette dalla necessità a vincere la vergogna e chiedere aiuto.
Per fronteggiare il rischio che la povertà contingente si trasformi in povertà strutturale è necessario che l'Europa comprenda subito che i paesi più deboli hanno necessità di avere aiuti a fondo perduto e sostegno senza condizioni dimenticando parametri e regole stabiliti da Trattati che oggi, dopo la pandemia, sono anacronistici e non compatibili con situazione reale. La recente audizione del direttore dell'Agenzia delle Entrate presso le Commissioni riunite Finanze e Attività produttive presso l'Aula della Commissione Trasporti ha evidenziato ancora una volta come siano indispensabili decisioni politiche che possano permettere alle varie Agenzie delegate di derogare dai loro obblighi ordinari e dare respiro agli italiani in mancanza delle quali i cittadini tra pochi mesi si troveranno sommersi da cartelle esattoriali che impediranno definitivamente la ripresa dell'economia ma senza le quali è impossibile prendere impegni con i nostri partners sul rispetto nei prossimi cinque dei parametri sul debito pubblico e sul deficit.
E' doveroso avere oggi tutto il coraggio necessario per chiarire quello che ci è necessario per la ripresa senza accettare compromessi e sotterfugi che a breve bloccherebbero ogni speranza di ripresa.
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