Aumenta la povertà in Italia, ma cresce la spesa militare
E se l'Europa ragionasse su un'unica forza di difesa?
In occasione del summit della Nato a Bruxelles, il presidente americano Donald Trump è arrivato a chiedere agli altri partner di raddoppiare le spese militari portandole dal 2 % al 4 % del Pil ribadendo ancora una volta come la maggior parte degli europei, secondo lui, paghino troppo poco per contribuire al costo di questa gigantesca organizzazione che peraltro offre l'immagine di una realtà opulenta e autoreferenziale, lontana dalla realtà, con il suo gigantesco complesso di vetro e acciaio alle porte della capitale belga che è il simbolo degli sprechi e del cattivo utilizzo delle risorse in campo militare.
Al termine del vertice il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg applaude ai "41 miliardi di dollari di stanziamenti aggiuntivi" che erano già stati promessi da Obama ma che ora diventano effettivi ed operativi e lascia estremamente perplessi la posizione degli altri leader presenti che, anzichè interrogarsi sull'opportunità di destinare queste immense risorse aggiuntive alle spese in armamenti invece che alla lotta alla povertà e agli strumenti per lo sviluppo economico, dedicano i loro interventi a chiarire che il "merito" di questa follia non è dell'attuale presidente Trump ma loro e di chi lo ho preceduto. Mentre ogni giorno diventa più lunga la fila dei poveri che hanno ormai superato i 5 milioni, ed i più colpiti sono gli under 35, per mangiare e per trovare un posto dove passare la notte mentre la spesa della Difesa italiana continua a salire in modo esponenziale, senza alcun freno, con un costo previsto per l'anno 2018 di 25 miliardi di euro pari all'1,4 % del PIL in aumento di un ulteriore 4 % rispetto al 2017.
Si tratta di una valore altissimo superiore a quanto speso annualmente da Germania, Spagna, Olanda e Canada che si attesta intorno all'1,2% del PIL e che porta l'Italia ad essere all'undicesimo posto nella triste classifica dei paesi nel mondo per spese militari.
Si tratta in termini assoluti di una spesa di quasi 68 milioni di euro al giorno che è continuata a crescere anche sotto i governi Renzi e Gentiloni, ad un ritmo del 9 % all'anno, e che è stata mascherata nei confronti dell'opinione pubblica articolando la spesa tra vari ministeri, partendo da quello dello Sviluppo economico che spende gran parte del suo bilancio in armamenti tra l'altro con il meccanismo che prevede l'accesso a prestiti bancari e dunque con un ulteriore aggravio di spesa per interessi passivi.
Mentre nel mondo cresce la povertà e sta per scatenarsi la più grande guerra commerciale della storia economica recente innescata dall'entrata in vigore dei dazi voluti dal presidente Trump e conseguentemente dei contro-dazi decisi da Pechino, con il rischio che questa spirale non si fermi più e che il braccio di ferro tra i due paesi mandi in fallimento migliaia di aziende e in recessione l'economia mondiale, il nostro ministero della Difesa dimostra di non essere in grado di tenere sotto controllo la spesa per gli armamenti a partire dal caso dei nuovi F35, nati già vecchi, che da soli prevedono una costo complessivo di oltre 13,5 miliardi di euro oltre agli "update" e questo aspetto merita un particolare approfondimento.
La Corte dei conti ha recentemente aperto una procedura per capire come sia stato possibile che si sia sovrapposta la fase di sviluppo del progetto con quella di inizio della produzione (anno 2012) creando la situazione paradossale che gli aerei sono andati in produzione prima che fosse finita la fase di sviluppo e test.
Carlo Cottarelli, direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani presso la Cattolica, ha più volte evidenziato come "Il nostro paese dovrebbe contenere la spesa nelle sue diverse componenti più che all'estero, ameno di voler pagare tasse più elevate" e auspicato che l'esborso totale per le spese militari venga contenuto entro l'1% del PIL ma il settore sembra un vero e proprio "vaso di Pandora" con sprechi e spese incontrollabili ed ingiustificate e senza che nessuno riesca a porre un freno a questa situazione.
Cottarelli, quand'era commissario alla "spending review" nel 2013 aveva chiesto tagli alla Difesa per almeno 1,7 miliardi all'anno ma di fatto, esclusi piccoli ed insignificanti aggiustamenti, non si fece nulla.
E' necessario che l'Europa decida se veramente vuole essere unita ed i paesi che ne fanno parte diventare membri di un'unica realtà e procedere subito alla creazione di una sola forza di difesa europea con un'enorme risparmio di risorse da destinare alle fasce più deboli della popolazione ed a un piano di sviluppo economico che possa fare da volano per la creazione di nuove aziende e nuove realtà che possano garantire lavoro e dignità a tutti e liberare dall'incubo della povertà tante famiglie.
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