"Il coraggio della pace" - Appello della Chiesa di Genova
No alla corsa agli armamenti e impegno ad un cammino di pace
Pubblichiamo il testo integrale dell'appello alla pace rilanciato dalla Chiesa di Genova attraverso il Tavolo Giustizia e Solidarietà
Perché ora?
Durante il cammino sinodale la Chiesa di Genova si è ritrovata nell'ascolto reciproco e nel dialogo con il mondo, un percorso che continua in uno stile di vita fraterno.
Sta per iniziare il Giubileo, fortemente voluto da Papa Francesco, che vuole essere per tutti occasione di speranza, “una speranza che non delude" (“Spes non confundit” Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell'Anno 2025). Il primo segno della speranza è la pace: "Beati i costruttori di pace perché saranno chiamati figli di Dio".
Siamo entrati in questi giorni nel periodo di Avvento, il tempo del rinnovamento e dell'attesa del Signore che viene, il Re della pace.
È quindi questo un tempo opportuno, carico di significati: un tempo per alzare la voce, per denunciare una diffusa cultura di guerra, una egemonia culturale che giustifica, finanzia e alimenta le guerre soffocando l'aspirazione dei popoli alla pace. Le guerre in corso, che si trascinano da troppo tempo allargandosi in modo preoccupante, incapaci di individuare spazi di dialogo e di negoziati per comporre le controversie, coinvolgono uomini, donne, bambini che gridano al cospetto di Dio.
Ricordiamo che la nostra Costituzione, che è stata scritta con il contributo importante dei cattolici, all'Art. 11 non solo "ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli" ma ripudia la guerra anche "come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Quindi prima di tutto accordi di pace.
Le guerre e la corsa agli armamenti
Nel mondo sono attivi 56 conflitti, il numero più alto mai registrato dalla 2° guerra mondiale. Sappiamo che i conflitti bellici causano una sovrapproduzione di armamenti e che l'industria bellica, per svilupparsi, ha bisogno di destinare le armi in teatri di guerra attivi. Solo in Italia negli ultimi 5 anni c'è stato un incremento del 77% nella produzione di nuovi e sempre più micidiali armamenti.
Negli ultimi dieci anni, secondo il rapporto redatto dall'Osservatorio MIL€X, l'aumento della spesa complessiva per la difesa è stato costante e notevole. “Nel 2016 il budget era di 9.423 milioni di euro. Nel 2021 era di 24.541 milioni di euro. L'aumento decennale è stato quasi di 11,9 miliardi (+ 61% in 10 anni). Se scorporiamo i costi complessivi per i nuovi armamenti l'aumento è da capogiro. Si spendevano 7,3 miliardi euro nel 2021, nel 2025 si arriverà a 13 miliardi con un aumento del 77%” (cfr. Il futuro è in guerra: 32 miliardi ai militari, 13 in più per le armi, sbilanciamoci.info, 31 ottobre 2024).
Noi non possiamo far finta che questo non ci riguardi anche per la presenza nel territorio della nostra regione di realtà industriali che si stanno sviluppando in modo esponenziale proprio per il clima creato dalle guerre in corso. Il silenzio di fronte a questi fatti diventa un atteggiamento complice e corresponsabile.
La posizione della Chiesa
La posizione della Chiesa sulla guerra ha avuto una evoluzione, specialmente a partire dallo sviluppo delle armi di distruzione di massa. Se la nostra Costituzione rifiuta la guerra come metodo per risolvere le controversie internazionali, la Chiesa Cattolica ammette solo la liceità della guerra difensiva.
Questo comporta alcune precise conseguenze: prima di tutto stabilire in quali condizioni una guerra possa definirsi difensiva; non è sufficiente, infatti, sostenere che si interviene come risposta ad una aggressione, bisogna aver provato ogni altra via di mediazione senza aver ottenuto risultati. In ogni caso la guerra di legittima difesa diventa illegittima "quando i danni che questa comporta non sono paragonabili con quelli dell'ingiustizia tollerata" (Radiomessaggio Pio XII, 1954). Inoltre, anche in guerra di legittima difesa, non si possono usare armi di distruzione totale e soprattutto armi che sfuggano al controllo dell'uomo (Radiomessaggio Pio XII, 1955). Ammettere esclusivamente la guerra di difesa significa limitare la quantità di armi che un paese può legittimamente costruire: solo armi di tipo "difensivo" e solo nella quantità necessaria per la propria difesa, non per l'esportazione.
Per quanto riguarda l'iperproduzione degli armamenti il pensiero della Chiesa negli ultimi 50 anni è preciso e chiaro: la corsa agli armamenti subisce "una condanna senza riserve" e viene definita “un pericolo, un'ingiustizia, un errore, una colpa e una pazzia”. La condanna viene declinata "nel nome della pace che la corsa agli armamenti non assicura", nel nome della morale naturale e dell'ideale evangelico, in quanto non sussiste una proporzione tra il danno causato e i valori che si intendono salvaguardare essendosi il fine della difesa trasformato in aggressione e perdendo in tal modo la sua legittimità (cfr. Pontificia Commissione giustizia e Pax, La Santa Sede e il disarmo, 3 giugno 1976).
Il "trasferimento di armi (cioè l'iperproduzione e il commercio di armi)" pone gravi problemi morali poiché nessun trasferimento è "moralmente indifferente”. In un documento del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace del 1994 (cfr. Il commercio internazionale delle armi. Una riflessione etica, Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, luglio 2018) si ricapitolano i principi morali in materia: il primo è il no alla guerra quale strumento per la soluzione dei problemi politici, economici o sociali; il secondo riconosce il diritto alla legittima difesa che tuttavia non è un "diritto assoluto"; il terzo è "il dovere di aiutare l'innocente", da cui deriva la cosiddetta "ingerenza umanitaria". Segue il principio della "sufficienza" basato sul rapporto tra il diritto alla difesa in armi di ciascuno stato e la quantità di armi posseduta. È quindi chiaro che il trasferimento in armi non può essere considerato un bene come tutti gli altri. In breve, come ha affermato papa Benedetto XVI, in occasione del suo viaggio in Libano nel 2012, "il commercio delle armi è un peccato grave" (cfr. Benedetto XVI: "Il commercio delle armi peccato mortale", La Stampa, 15 settembre 2012) e questo dovrebbe sollecitare la coscienza dei credenti in Cristo.
Concetti ribaditi con forza recentemente da papa Francesco: "Voglio evidenziare l'ipocrisia di parlare di pace e giocare alla guerra. In alcuni paesi dove si parla molto di pace, gli investimenti che rendono di più sono sulle fabbriche di armi. Questa ipocrisia ci porta sempre a un fallimento. Il fallimento della fraternità, il fallimento della pace (40° anniversario del trattato di pace tra Argentina e Cile, 25 novembre 2024).
Un impegno necessario
Consapevoli che molto lavoro nel nostro paese, e specificamente nella nostra regione, viene generato con l'esportazione di armi, si ritiene necessario e urgente un impegno ad una riconversione industriale perché si possa gradualmente abbandonare questo mercato di morte senza conseguenze occupazionali. Riaffermiamo quanto sottolineato recentemente dal segretario generale di Caritas Internationalis, Alistair Dutton, di ritorno dalla Terra Santa: "Si fermi questa carneficina sproporzionata e disumana che continua a Gaza e si dia l'accesso ai beni essenziali per la sopravvivenza".
Consapevoli che le parole e i gesti non sono indifferenti ma hanno il potere di distruggere o di costruire, di creare un nemico o un fratello, riteniamo urgente una educazione alla pace e alla nonviolenza a partire dalle nostre associazioni e dalle realtà cattoliche, dalle scuole e dai luoghi delle decisioni pubbliche. "Se vuoi la pace, prepara la pace".
Una preghiera
Continuiamo con tutte le forze ad appellarci con la preghiera al Re della Pace perché faccia ragionare gli uomini e li convinca a deporre le armi. Contemporaneamente intendiamo iniziare un cammino che porti il mondo lontano dalla continua violenza e, Dio non voglia, dall'olocausto nucleare.
Genova, 17 Dicembre 2024
Tavolo Giustizia e Solidarietà - Arcidiocesi di Genova
Gli enti firmatari
CARITAS DIOCESANA DI GENOVA
FONDAZIONE AUXILIUM
M.A.S.C.I. LIGURIA
AZIONE CATTOLICA
CVX - COMUNITÀ DI VITA CRISTIANA
MOVIMENTO RINASCITA CRISTIANA LIGURIA
KOMERA RWANDA
CENTRO ITALIANO FEMMINILE (CIF)
ASSOCIAZIONE IL NODO SULLE ALI DEL MONDO
TANZANIA DIASPORA GENOVA
AMICI DELLA TANZANIA
SUORE MISSIONARIE DI NOSTRA SIGNORA DEGLI APOSTOLI DI GENOVA
MOVIMENTO DEI FOCOLARI
Contatto
Gigi Borgiani - 348.1530048
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