Genova e Liguria
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Siderurgia: sia mantenuta a Genova!

I lavoratori sono amareggiati per il ricorso alla cassa integrazione

Siderurgia: sia mantenuta a Genova!

Tra i siti aziendali frequentatati dai Cappellani del lavoro, lo stabilimento ex Ilva - intitolato all’ingegner Oscar Sinigallia, fondatore della siderurgia a ciclo integrato in Italia - occupa una posizione particolare: un posto nel cuore. Lo hanno visto nascere nel territorio sottratto al mare, ne hanno visto il massimo dello sviluppo agli inizi degli anni ‘80 del secolo scorso, hanno accompagnato e accolto il Papa S. Giovanni Paolo II e Papa Francesco nelle due indimenticabili visite alla nostra Città. Essi hanno un rapporto di ricambiata cordialità con tutti i componenti di questo glorioso stabilimento.

La Chiesa genovese è sempre stata vicino all’azienda, alle Istituzioni, alle Organizzazioni Sindacali nella difficile transizione dalle lavorazioni a caldo all’attuale assetto produttivo. Le operazioni di bonifica dell’area, tra le pochissime effettuate con successo nel nostro Paese, hanno consentito l'insediamento del nuovo stabilimento di Ansaldo Energia intitolato all’ingegner Paolo Reti, inaugurato nel giugno del 2017.

Quello che accade in questi giorni lascia i lavoratori del sito genovese, tenacemente affezionati allo stabilimento, amareggiati perché non comprendono il ricorso alla cassa integrazione in un momento di forte domanda di acciaio da parte del mercato. Giudicano tale provvedimento uno spreco di preziose risorse per il nostro Paese.

La scorsa settimana è stata indetta una giornata di sciopero dei siderurgici ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, e Jsw Piombino culminato con una manifestazione a Roma dove sono arrivate delegazioni di lavoratori da tutta Italia – anche da Genova e Novi – per chiedere risposte sul piano industriale, sulla sicurezza sul lavoro e sul rispetto degli accordi. I sindacalisti, che esprimono forti riserve sulla gestione della vicenda acciaio, sono stati ricevuti al MISE dalla vice ministra Alessandra Todde.
Le tre Confederazioni dei metalmeccanici lamentano di non aver ottenuto risposte e neppure un tavolo di concertazione tra le parti.

Tra le richieste avanzate da Fim, Fiom e Uilm nazionali: un piano industriale e fondi per accompagnare la decarbonizzazione di due realtà, Acciaierie d’Italia e Jsw, che impiegano 60mila persone tra diretti e indotto.

Ma oltre alla vertenza sindacale, sul tavolo c’è il piano siderurgico del paese, in un settore vitale per gli interessi dell’Italia, in cui il sindacato vuole essere coinvolto.
Inoltre ci sono tematiche inerenti al futuro ambientale che attendono risposta, oltre agli investimenti per le manutenzioni e il corretto bilanciamento degli organici, fattori che vogliono dire sicurezza sul lavoro.
I Sindacati, se entro un mese non verranno convocati al MISE, minacciano una mobilitazione permanente.

Fonte: Il Cittadino
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