RSA e Covid: da Alisa le linee guida per le visite agli anziani
Sia garantita almeno una visita settimanale per ogni ospite
Un sistema tutto da ripensare. É quanto emerge del mondo sommerso delle RSA, case di riposo e residenze per anziani dall'indagine nazionale condotta da Sant'Egidio in 240 strutture, 10 regioni e 11 città italiane e presentata dal presidente della Comunità Marco Impagliazzo nella Conferenza Stampa "eterna allerta rossa" il 28 aprile.
I dati, all'indomani della doppia e devastante ondata del Covid-19, fotografano una situazione grave e sollevano una profonda domanda di vicinanza e cura per la vita di tanti anziani che abitano questi luoghi. La pandemia, con tutta la sua durezza, ha strappato il velo sul sistema di assistenza alle persone fragili nel nostro paese, rivelandone l'approccio errato: l'istituzionalizzazione come unica via.
A Genova, capoluogo della regione più vecchia d'Italia - in Liguria quasi una persona su tre ha più di 65 anni - il tema della condizione degli anziani in istituto diviene una sfida ancora più urgente e decisiva per il futuro. E il dato locale, frutto dall'esperienza diretta dei volontari della Comunità di Sant'Egidio con gli anziani in questi mesi, non smentisce quello nazionale: per un intero anno poche visite, uscite consentite in rarissimi casi, stanze degli abbracci quasi assenti e servizio di video-chiamate attivo in meno della metà degli istituti.
Eppur qualcosa, tra le RSA ancora in regime di isolamento, si muove.
Il 28 aprile Alisa, l'agenzia sanitaria regionale, ha emanato una raccomandazione che invita le strutture residenziali della Liguria a "garantire per ogni ospite almeno una visita settimanale" e fornisce alcune linee-guida per poter svolgere gli incontri in sicurezza.
Alla delibera, che non vincola direttamente i direttori sanitari ad adottare misure meno restrittive, sembra che gli istituti abbiano reagito positivamente: in questi giorni paiono virare verso una progressiva apertura. Una decisiva svolta l'ha impressa l'ordinanza emanata l'8 maggio dal Ministero della Salute, che consente e incoraggia l'accesso di familiari e visitatori nelle strutture.
Provvedimento accolto con un mezzo sorriso da tanti anziani ospiti nelle RSA, che più di chiunque altro durante quest'anno hanno sofferto a causa dell'isolamento, della solitudine e dell'abbandono, capaci di uccidere come un virus. Un dato che colpisce per la sua drammaticità - e perché rimasto sostanzialmente invariato nonostante le aperture - é quello dell'assistenza religiosa: nel 72% delle strutture questo servizio risulta totalmente assente. Pochissimi istituti ammettono un sacerdote per celebrare la messa.
Lasciati soli davanti allo tsunami del Covid-19, gli anziani delle RSA si sono visti privati anche di questo diritto, scarsamente garantito già prima dello scoppio della pandemia.
Ci si é chiesti, davanti a questa triste constatazione, se anche gli anziani, come tutti, non abbiano bisogno di coltivare lo spirito e se non sia necessario riflettere in maniera più profonda sulla loro condizione.
Il coronavirus sembra aver rivelato la contraddizione di una società in grado di far vivere molto più a lungo rispetto al passato, ma incapace di dare un senso alla vecchiaia, vista troppo spesso come un peso.
É dunque necessario guardare all'età avanzata con occhi nuovi per metterla finalmente al centro, nella consapevolezza che senza anziani non c'è alcun futuro.
*Comunità di Sant’Egidio
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