Genova e Liguria
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Nosocomi voltresi: storia di solidarietà

Dal 1605 con la nascita della Compagnia della Pietà

Nosocomi voltresi: storia di solidarietà

L’ 8 dicembre 2015, il Santo Padre Francesco apriva il giubileo straordinario della Misercordia: in quell’occasione, la Chiesa riviveva le opere di misericordia e il popolo cristiano riscopriva la loro essenza. In quell’anno, così vicino a noi, il Papa – ogni mese – compiva un segno di misericordia e visitava una casa di riposo, una comunità di tossicodipendenti, strutture ospedaliere e l’ostello della Caritas.
Oggi, in un periodo storico sospeso, complesso e doloroso, alcune opere di misericordia corporale e spirituale richiamano la nostra sensibilità ed interrogano ciascuno di noi grazie alle immagini, ai racconti e alle storie proposte dai mass media. Storie di vita vissuta: il vicino della porta accanto, un genitore, un amico. Persone lontane e vicine, anziani e giovani, ecclesiastici e politici, poveri e ricchi. E in queste storie, le corsie degli ospedali, luoghi del dolore e della speranza, diventano ambienti nei quali ricevere, oltre alle cure mediche, anche un’assistenza umana e spirituale che oggi, più che mai, risuona impellente nell’animo dell’uomo.
Gli ospedali, come ogni altra realtà in cui opera l’uomo, non sono fatti solo di mattoni, ma anche di professionalità, sensibilità, amore, accoglienza e comprensione. E ogni ospedale ha la propria storia e la propria identità.

La storia dei nosocomi voltresi risale al lontano 1605 quando venne fondata la Compagnia della Pietà, allo scopo di praticare opere di carità, di sovvenire agli infermi e di dare sepoltura ai poveri del Comune a proprie spese. Per statuto i componenti non potevano essere più di 12 – come i discepoli di Cristo – e per essere accolti in questa compagnia occorreva mostrare moralità e fede cristiana. Tale Compagnia mutò il nome in Arciconfraternita della Morte ed Orazione quando, il 18 gennaio 1612, venne aggregata canonicamente a quella di santa Maria della Minerva a Roma.

Dopo alcuni anni, nel 1625, l’Arciconfraternita avviava la costruzione di un piccolo ospedale (attualmente sede del distretto socio-sanitario 8 dell’Asl 3 genovese): inizialmente, tre camerette al primo piano di un piccolo fabbricato confinante con l’oratorio della stessa Compagnia. La storia lontana ricorda come le tavole di fondazione dell’Arciconfraternita furono approvate dall’autorità ecclesiastica il 30 ottobre 1648 e nel corso dei secoli i confratelli sostennero le infermità della popolazione locale la quale soccorse l’Arciconfraternita con legati cospicui, come attestato dalle numerose lapidi commemorative dei benefattori.

La solidarietà, viva e forte, non sempre poteva sostenere le richieste. Questo avvenne nel 1823 – a causa di un numero sempre più elevato di ricoverati: gli amministratori dell’infermeria resero noto al sindaco ed ai consiglieri del Comune di Voltri (che, all’epoca, superava i settemila abitanti) di trovarsi “impossibilitati a continuare il ricevimento e circa degli ammalati della classe indigenti, provvederli del necessario sia di vitto, medicinali e letto” e chiedevano all’Ente comunale di convenzionarsi con l’ospedale di Pamattone. E la cittadinanza, nel 1847, a seguito dell’incendio del 14 gennaio, che distrusse il tetto e l’ultimo piano dello stabile dell’ospedale, si prodigò – unitamente all’Arcicprete G. B. Quartino, a ricostruire in meno di quattro mesi il nosocomio che, nel corso degli anni, fu ampliato dall’Arciconfraternita.
E la solidarietà viaggiò nei secoli: nel 1885, grazie alla donazione dell’avvocato Antonio Viacava con l’obbligo testamentario della costruzione di un luogo di degenza per anziani, fu realizzata tale opera che vide l’apertura nel 1938.

Il passato più recente permette di ricordare la saggezza di Efisio Gianasso: nel secondo dopo guerra, dopo aver sanato la tremenda situazione amministrativa derivante dal conflitto bellico, furono avviati – nel 1959 – i lavori di costruzione della strada sino “alla collina di Castellara” dove era presente il luogo di degenza per gli anziani e, nel 1960, quelli per il nuovo ospedale, inaugurato il 23 aprile 1962, alla presenza del sindaco Vittorio Pertusio e del Cardinale Giuseppe Siri, ed intitolato – come il primo nosocomio voltrese – a san Carlo Borromeo, patrono di Voltri.

Le riforme nazionali coinvolsero tutte le realtà ospedaliere: nel 1968, Luigi Mariotti, socialista riformista, più volte ministro e precursore dell'istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, promosse la cosiddetta legge Mariotti (legge 12 febbraio 1968, n. 132), recante disposizioni in tema di enti ospedalieri e assistenza ospedaliera, con cui il comparto ospedaliero fu profondamente riformato attraverso la trasformazione degli ospedali in enti pubblici distinti dagli enti di assistenza del tipo IPAB.
Nell’aprile 1972, Efisio Gianasso, eletto governatore dell’Arciconfraternita e – per tale incarico – anche presidente degli Ospedali voltresi, illustrando ai confratelli una sintetica cronistoria in merito ai nosocomi locali disse “l’ospedale di Voltri è l’unico in Liguria, con matrice esclusivamente religiosa, amministrato con ottimi risultati – i fatti sono a dimostrarlo – per oltre tre secoli da membri di una Arciconfraternita dipendente dall’Autorità Ecclesiastica Diocesana”.
Rimase in carica sino al 1973: a seguito dell’emanazione delle nuove disposizioni legislative, l’amministrazione eletta dalla locale Arciconfraternita della Morte ed Orazione venne sostituita da una nuova amministrazione eletta con scelte politiche. Il 1° luglio 1980, gli ospedali del Ponente genovese confluirono nella Unità Sanitaria Locale n. 8.

Il passaggio della gestione degli ospedali all’ente pubblico portò l’Arciconfraternita ad una parentesi temporale di inattività che fu interrotta nel 2005 in occasione della celebrazione dei quattrocento anni di fondazione.
I confratelli e le consorelle ripresero i capitoli fondativi ed iniziarono a camminare sulla scia segnata dai predecessori rinnovando gli scopi ed ampliando i confini: sino al 30 giugno 2009, giorno della chiusura del primo ospedale divenuto residenza sanitaria assistenziale san Carlo, i membri dell’Arciconfraternita avviarono il sostegno e l’assistenza agli anziani ricoverati, soli e senza affetti. Gli alunni della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo Voltri I iniziarono a realizzare gli spettacoli musicali natalizi all’interno della struttura sanitaria e, successivamente, adottarono i “nonni” in un progetto di conoscenza reciproca e di riscoperta di valori, tradizione e cultura.
Dopo la chiusura di tale realtà assistenziale, furono gli stessi servizi sociali territoriali a chiedere all’Arciconfraternita di farsi promotrice di un’assistenza articolata e strutturata in collaborazione con il Comune di Genova: vennero avviati progetti, tutt’ora attuali e vivi, come “la rete per la spesa” a supporto di centinaia di famiglie del territorio municipale sino a giungere alla creazione e fondazione del progetto Ricibo come politica di promozione e sensibilizzazione nella lotta allo spreco. E l’impegno nelle calamità, dall’ultima alluvione che ha colpito il ponente genovese all’attuale pandemia, ha portato a rinnovare quel sì di fede, preghiera e sostegno agli ultimi come, quattro secoli or sono, avevano effettuato dodici confratelli costruendo il primo piccolo presidio ospedaliero a favore degli ultimi.
Papa Francesco scriveva “Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita”. Maria, madre di Misericordia e patrona delle Confraternite, segni il cammino affinché siano soccorsi i fratelli incontrati nel cammino della vita con lo sguardo amorevole e misericordioso.

Fonte: Il Cittadino
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