Formazione professionale: percorso da sostenere e incentivare
Il lavoro manuale non è meno nobile di quello impiegatizio, ma è un lavoro tecnologico, dinamico, creativo e sperimentale
L avoro? Sì, ma quale? Partiamo da un luogo comune: i giovani sono sfaticati, quindi, nel nostro paese le politiche per l’istruzione e il lavoro giovanile sono settori spesso poco considerati.
L’Italia è uno dei paesi con la spesa per l’istruzione più bassa dell’UE; i dati indicano come la fascia tra i 18 ed i 34 anni è spesso impiegata senza un contratto di lavoro, mentre nei paesi dell’UE si lavora solo dopo aver firmato un regolare contratto.
Analizziamo un settore lavorativo che negli ultimi anni è risultato appetibile per tanti giovani: la ristorazione e il turismo più in generale.
Molti hanno approcciato queste professioni con l’illusione di vivere una realtà spumeggiante, divertente, non tenendo conto che comportano una fatica fisica e mentale notevole non sempre valutata come merita. La pandemia poi ha messo fortemente in crisi il settore ed ha fatto perdere interesse a questo tipo di professione, tanto è vero che gli operatori hanno difficoltà a reclutare personale, soprattutto gli stagionali.
Altro scenario il mondo della piccola impresa e artigianato. Mancano operai specializzati, elettricisti, edili, falegnami, fabbri ed è pressoché impossibile trovare apprendisti e operai in numero sufficiente da rispondere alle esigenze del mercato.
Officine, carrozzerie, falegnamerie lamentano carenza di personale quando servirebbero, in Liguria, 10000 lavoratori con esperienza oppure giovani da inserire nelle imprese con contratti di apprendistato attraverso stages, come previsto dalle scuole professionali e dai centri di formazione. L’artigianato sta dando segnali di ripresa e, se adeguatamente sostenuto, il comparto si può sviluppare e rafforzare in nuovi mercati.
Il vero nodo da sciogliere però è la formazione ed educazione al lavoro. Le famiglie orientano gli studi dei ragazzi verso i licei quando il mercato chiede figure con una formazione professionale.
Invece, nonostante l’offerta di molti corsi di formazione professionale e tecnica, progetti di connessione, tra l'ente formatore e l'azienda presso cui si cerca il lavoro, che offrono garanzia di occupazione, non si trovano candidati oppure molti allievi non completano il corso. Perché? Una errata concezione del lavoro manuale e tecnico: meno nobile rispetto al lavoro impiegatizio, quando al contrario offre ruoli ben retribuiti, soprattutto per i più specializzati.
Come hanno ben capito di tedeschi, che sono i primi in Europa nella scelta dell’istruzione tecnica sia a livello superiore che universitario.
Per non parlare della Cina dove la formazione tecnica e professionale è equiparata a quella dei licei anche a livello retributivo.
Il Giappone ha aumentato le scuole tecnico / professionali che sono considerate indispensabili per affrontare le sfide che la globalizzazione impone. L'Italia è in pericoloso deficit.
Le imprese per affrontare il futuro necessitano di personale qualificato: occorre rafforzare le competenze dei nostri giovani anche nelle discipline scientifiche, superando luoghi comuni come ad esempio il fatto che le donne siano meno portate a studi ingegneristici e informatici, tagliando così una fetta della popolazione da ambiti lavorativi che saranno importanti nel futuro.
Torniamo a “collegare mani e testa”, il lavoro manuale è un lavoro tecnologico, dinamico, creativo e sperimentale.
Non priviamoci dell’opportunità di sviluppare talenti in campi che potrebbero portare ad acquisire un bagaglio formativo indispensabile per trovare un lavoro gratificante e costruirsi un futuro.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento