Comunità di Sant'Egidio: al via la scuola di italiano
A Bolzaneto, Pegli-Prá, Sampierdarena e Centro Storico
"Dobbiamo impegnarci tutti per abbattere i muri che ci separano e costruire ponti che favoriscano la cultura dell’incontro, consapevoli dell’intima interconnessione che esiste tra noi". Con queste parole Papa Francesco, nel messaggio per la Giornata Mondiale del Rifugiato il 26 settembre, ha invitato i cattolici e gli uomini di ogni parte del mondo a camminare insieme "verso un noi sempre più grande" e a lavorare, ciascuno a partire dalla propria città, per la costruzione di una società più inclusiva e pacifica.
Ed é proprio in occasione di questa giornata, alle porte del nuovo anno scolastico, che la Comunità di Sant'Egidio a Genova ha aperto le iscrizioni alla Scuola di Lingua e Cultura Italiana e annunciato l'inizio delle lezioni nei quartieri di Bolzaneto, Pegli-Prá, Sampierdarena e Centro Storico.
La scuola di italiano, con oltre 16.000 corsi svolti e una media di 500 iscritti ogni anno, si impegna dal 1986 per garantire in modo gratuito agli studenti stranieri l'insegnamento della lingua e si appresta in queste settimane - dopo un anno segnato dalla pandemia, ma che mai ha visto interrotte le proprie attività - a riprendere i corsi in presenza.
Un inizio tanto atteso dagli studenti, "per cui la scuola d'italiano" - ha detto Claudio Bagnasco, responsabile della Scuola di Lingua e Cultura Italiana in Centro Storico, che quest'anno ha inaugurato la sua nuova sede in via San Giorgio - "non é solo un luogo alto di cultura, ma anche un ambiente di socialità e di amicizia, uno strumento efficace di integrazione".
L'incontro degli studenti, che provengono da più di trenta paesi del mondo, all'interno di classi miste rende la Scuola di Lingua e Cultura Italiana un vero e proprio laboratorio del convivere, dove lasciarsi arricchire dalla diversità del dono di ciascuno e dove veramente "può fiorire il miracolo di un noi sempre più grande".
Ma la scuola é solo l'inizio di un rapporto: essa diviene un modo per creare legami concreti, affrontare insieme le fatiche della vita, ma anche scoprire che é sempre possibile aiutare chi é più povero e fragile.
"Alcuni studenti e studentesse" - racconta Claudio Bagnasco - "partecipano attivamente alla vita della comunità. Ogni settimana un gruppo serve alla mensa, prepara i panini per i senza fissa dimora della città e va a trovare gli anziani che vivono da soli".
Ed é proprio in quella visita, in cui si incontrano le attese di un anziano e un giovane africano, che é possibile intravedere un futuro diverso.
Il futuro "a colori, arricchito dalla diversità" descritto da Papa Francesco nel messaggio.
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