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19-21 aprile, il Festival Biblico anche a Genova

Tre giornate dedicate all'ascolto della Parola e alle esperienze di vita alla luce di quell'ascolto

19-21 aprile, il Festival Biblico anche a Genova

Il tema del Festival Biblico che per la prima volta troverà casa anche a Genova dal 19 al 21 aprile sarà, ormai si sa, agape (1Gv 4,7-21). L’argomento è vasto, ma nei nostri incontri verrà declinato secondo due direttrici fondamentali: l’ascolto della Parola e l’esperienza della vita alla luce di quell’ascolto.
Avremo infatti due momenti dedicati alla Scrittura e altri due centrati su “storie” di persone che hanno messo proprio la Parola al centro delle loro esistenze, generando così altre storie per coloro che li hanno poi seguiti nel cammino che da loro ha avuto inizio.
Il Festival si aprirà venerdì 19 aprile con la presentazione della Bibbia, Scrutate le Scritture edita da San Paolo. Si tratta di un’edizione particolarmente ricca di riferimenti e richiami biblici connessi gli uni agli altri in modo da permettere di arricchire il senso di un brano attraverso il dialogo con altri testi scritturistici. Questa operazione obbedisce a uno dei capisaldi della stessa esegesi ebraica: la Scrittura si spiega con la Scrittura. Il testo biblico ha in sé tutti gli elementi per una comprensione ed un’interpretazione utile alla vita, oltre alla capacità di approfondire sé stesso. Infatti, seguendo ancora il pensiero esegetico ebraico, ogni parola della Bibbia possiede quarantanove significati e a questi altri se ne possono aggiungere attraverso il confronto e il dialogo tra le parole contenute nei diversi libri.

La mattina di sabato 20 aprile sarà invece dedicata all’esegesi del capitolo 4 della Prima lettera di Giovanni, versetti 7-21, che costituisce il riferimento centrale del tema dell’intero Festival. Tre esegeti si succederanno nella riflessione, sottolineando diversi elementi importanti, chiamando in causa anche l’Antico Testamento e la rivelazione profetica.
Il passaggio “dalla Parola alla vita” avverrà nel pomeriggio di sabato 20, dedicato all’esperienza di S. Caterina da Genova che fu un grande atto di servizio ai poveri, nato dalla “visione” di Dio e dall’adesione al suo amore.

Domenica 21 aprile ci trasferiremo al monastero di S. Prospero a Camogli. Qui incontreremo la Regola di S. Benedetto, intrisa di Scrittura, che compendia nelle sue profondità, la saggezza delle Scritture, le necessità del quotidiano e un’attenzione agli uomini e alle loro debolezze.

Non vanno dimenticate le due visite guidate, previste sabato 20, alle chiese dei SS. Cosma e Damiano e di S. Caterina di Portoria: è in effetti un altro invito che il Festival fa alla concretezza.

La diversità dei momenti vuole inoltre sottolineare un aspetto ulteriore: la multiformità delle manifestazioni dell’agape, ovvero la molteplicità delle valenze della Parola declinata nella vita dell’uomo.
La nostra Parola è plurale, così come i modi in cui viene “letta” e vissuta, si vuole aprire una porta verso un’intuizione, quella della complessità come ricchezza e paradossalmente come via più semplice alla comprensione della forza del dire di Dio all’uomo.
Quello che è curioso, e decisamente biblico, è il fatto che alla fine del percorso, tra vita dei Santi, Regole, visioni e pluralismi, ci si accorge che è la prassi il “primo passo”, come anche la Scrittura esprime molto chiaramente: "Tutto quello che il Signore ha detto, faremo ed ascolteremo" (Es 24,7).
L’ascolto non è forse un atto? E soprattutto non è l’azione che “evangelizza” proprio attraverso l’amore agapico? È la vita in fondo ad essere esegesi delle Scritture, così come lo furono la vita dei profeti e quella dei primi cristiani, come i destinatari di 1Gv. E l’azione è, in principio e come principio, un semplice “essere”: essere di Dio, essere per Dio, essere sé stessi. Non hanno forse fatto così i santi? E non è forse il senso dello stesso Giubileo?
Tutto è di Dio e l’uomo agisce proprio in considerazione del non possedere nulla, siamo perché non possediamo e di nulla possiamo vantarci, e questa è la lezione di Paolo. Siamo perché tutto è dono, quindi tutto è libero. E l’atto di questa libertà è l’agape.

Roberto Bisio
Presidente del Centro Culturale S. Paolo, sede di Genova

Fonte: Il Cittadino
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