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Formazione politica, il 20 gennaio incontro al Quadrivium

Necessario ravvivare nei cittadini la partecipazione alla vita politica

Formazione politica, il 20 gennaio incontro al Quadrivium

Nei giorni scorsi don Gianfranco Calabrese, Vicario Episcopale per l’Annuncio del Vangelo ha incontrato le Aggregazioni Laicali della Diocesi con la delegazione che nel mese di luglio si è recata a Trieste per la 50ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani "Al cuore della democrazia". Questo incontro si pone nell’ambito del Percorso diocesano di Formazione Politica coordinato da don Massimiliano Moretti. Il prossimo lunedì 20 gennaio alle ore 18 alla Sala Quadrivium è in programma un ulteriore incontro per proseguire su queste riflessioni.

Proponiamo una sintesi della riflessione di don Calabrese. 

La riflessione sulla condizione attuale del sistema politico è stata alimentata anche da articoli pubblicati su quotidiani come Avvenire, che parlano di una “crisi della rappresentanza politica” e di una democrazia che sembra non funzionare più come un tempo. Il sociologo Mauro Magatti e il giornalista Ezio Mauro hanno sottolineato l’importanza della partecipazione come fondamento per il funzionamento della democrazia, un tema che ritorna con forza anche nelle parole di Papa Francesco, che nella Giornata Mondiale della Pace ha parlato di “partecipazione, democrazia ed economia” come elementi imprescindibili per la costruzione di una società giusta e inclusiva.
Tuttavia, la crisi della democrazia non è solo politica, ma anche antropologica, come evidenziato da filosofi come Jean-Jacques Maritain, che sosteneva che il concetto di democrazia si radica nell’umanesimo integrale. La democrazia, secondo Calabrese, non riguarda solo le strutture politiche, ma affonda le sue radici nell’essere umano, nella sua capacità di relazionarsi e di vivere una comunità in cui la libertà non diventa mai egoismo. Un sistema democratico, per funzionare, deve educare le persone a riconoscere la loro natura di “creature” e non di “creatori”, come sottolineato anche nella Costituzione e nelle riflessioni di Norberto Bobbio sulla democrazia come “sistema fragile” che deve conciliare libertà e potere.

“L’uomo è uomo quando si relaziona”, parafrasando o politokòs di Platone. La sua riflessione riprende una delle lezioni fondamentali del pensiero platonico e cristiano, che vede l’individuo come una persona che non può vivere isolata, ma che deve essere in relazione con gli altri. La Chiesa, ha osservato Calabrese, ha fatto fatica a cogliere pienamente questo concetto di relazione, spesso vivendo il cristianesimo come un fenomeno individualista, mentre invece dovrebbe essere un cammino di condivisione e di costruzione comunitaria.
Il rischio della democrazia moderna, come spesso accade in una società che si ritiene libera e democratica, è quello della “demagogia”, una forma di governo che scivola verso la dittatura alimentata dalla paura e dalla manipolazione. La democrazia autentica, secondo Calabrese, deve essere fondata su una continua educazione dei cittadini, che devono essere capaci di esercitare la libertà con responsabilità e di distinguere tra potere e servizio. Come afferma Pepe Mujica, il grande Presidente uruguaiano, il rischio più grande è che il potere annienti il servizio. La separazione dei poteri, tanto cara alla filosofia politica, è essenziale per evitare la concentrazione del potere e il rischio di un governo che non serve più il bene comune, ma i propri interessi.

La partecipazione come via di liberazione
In questa ottica, la partecipazione alla vita politica e sociale non è solo un dovere civico, ma un atto di “liberazione”. “Andare a votare è una questione di santità”, ha detto Calabrese, facendo riferimento alla responsabilità morale di ogni individuo nel contribuire alla costruzione di una società giusta. La libertà di una democrazia, infatti, non è solo una libertà formale, ma una libertà che si radica nella capacità di servire gli altri, di mettersi al servizio del bene comune, evitando le trappole della manipolazione e dell’individualismo. La democrazia, per essere sana, deve essere nutrita dall’impegno sociale e professionale, come ha sottolineato Gaudium et Spes, il documento conciliare che invita alla responsabilità individuale e collettiva. La sfida di oggi è quella di non limitarsi a guardare la realtà da lontano, ma di essere attori protagonisti di una “casa comune” che riguarda tutti, indipendentemente dalle ideologie o dalle appartenenze politiche.

Non solo incontri, ma azioni
Alla vigilia dell’incontro del 20 gennaio al Quadrivium, Don Gianfranco Calabrese ha ribadito: “Non andiamo in piazza a dare risposte, ma per riflettere e agire insieme”. Il futuro della nostra democrazia dipende dalla nostra capacità di partecipare attivamente, di metterci in relazione con gli altri, di educarci e educare alla responsabilità.
La democrazia non è un dato acquisito, ma un cammino che va costruito ogni giorno, con impegno, passione e, soprattutto, con il coraggio di uscire dalla propria zona di comfort e “contaminare” il mondo con il nostro impegno civile e sociale.
La sfida della democrazia è soprattutto una sfida antropologica: come viviamo noi stessi e come ci relazioniamo agli altri? La risposta a questa domanda è il cuore pulsante di ogni comunità democratica e su questa sfida si concentrerà il prossimo incontro che si terrà il 20 gennaio al Quadrivium, a cui tutti siamo invitati a partecipare.

Foto di Duy Pham su Unsplash

Fonte: Il Cittadino
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