Sacerdoti, veri "motori" della pastorale
Don Stefano Bisio racconta la sua esperienza nelle parrocchie di Quarto
Ogni sacerdote appartiene al popolo di Dio e ha ricevuto il ministero sacerdotale per essere "servo" del gregge. Come sottolinea Papa Francesco nell'Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium: ‘Per essere evangelizzatori dell'anima è necessario anche sviluppare il gusto spirituale di essere vicini alla vita della gente, fino a scoprire che questa è la fonte di una gioia più alta. La missione è una passione per Gesù, ma, allo stesso tempo, una passione per il suo popolo’ (n. 268). Il sacerdote non è solo un dispensatore di culto, ma ha anche la responsabilità pastorale di guidare la comunità affidata alle sue cure.
L’azione pastorale in una parrocchia comprende tutte le attività che vengono progettate e realizzate al fine di annunciare il Vangelo.
Il parroco è il ‘motore’ della pastorale: sotto la sua guida vengono avviate e portate avanti iniziative pensate per la vita e per la crescita della comunità e anche per il cammino di fede dei parrocchiani.
Ogni comunità parrocchiale ha caratteristiche, doti ed esigenze diverse a seconda del territorio, della dimensione, delle forze che ha in campo. Al parroco e ai sacerdoti che la guidano spetta il difficile ma bellissimo compito di individuare quali possano essere le risorse e le modalità per ‘fare pastorale’.
Per saperne di più, abbiamo posto alcune domande a Don Stefano Bisio, giovane parroco di tre parrocchie a Quarto, nel levante genovese; un parroco anche ‘social’, che cura un profilo Facebook e il sito delle tre comunità parrocchiali www.parrocchiequartosacrocuore.it dove si possono individuare molteplici attività diversificate per ogni fascia di età.
Don Stefano, ci descrive a grandi linee in cosa consiste ‘fare pastorale’ nelle sue parrocchie?
In effetti, se la pastorale fosse una macchina, il parroco potrebbe essere definito il ‘motore’; personalmente, più che il motore mi sento come un ago chiamato a far passare il filo della fede e disposto a creare le reali possibilità di relazione tra le persone, nelle varie comunità parrocchiali e quindi con il territorio nel quale insieme viviamo. In questo modo, l’agente principale della pastorale è Dio che con la sua mano porta l’ago a far passare un filo di storia di fede e di relazioni umane all’interno di un contesto che per la nostra comunità è formato da tre parrocchie, con cinque chiese e non poche realtà ecclesiali e sociali che contribuiscono a formare un bel mosaico all’interno del quartiere di Genova Quarto.
Per un sacerdote fare pastorale è innanzitutto pregare con e per il popolo che gli è affidato, spendendosi per le celebrazioni dell’Eucarestia, i Sacramenti e la catechesi, affinché non manchi il dono della carità di Cristo a tutti i fedeli che la richiedono. In questo modo, il sacerdote vive con e per il suo popolo e si impegna ad ascolta nel cuore di Dio i bisogni e le possibilità di vita fraterna che si possono realizzare in quel luogo e nei tempi della comunità.
Quanti ‘gruppi’ segue nelle sue parrocchie e a chi sono rivolti? Quanto è impegnativo fare ‘funzionare’ queste realtà e farle vivere nel tempo?
Confesso che non ho mai fatto il “censimento” dei gruppi parrocchiali, ma potrei condividere uno sguardo d’insieme: innanzitutto il percorso di catechismo con circa 310 famiglie, il gruppo scout Agesci Ge29 con tutte le varie unità (due branchi, reparto, noviziato, clan e Comunità Capi), l’Azione Cattolica “Piergiorgio Frassati” con tutte le sue dimensioni associative (ACR elementari e medie, giovanissimi, giovani, adulti e gruppo educatori), il Cammino Neocatecumenale formato da cinque comunità, il MASCI GeQuarto, la Caritas Parrocchiale e il nuovo gruppo dei “Giovedì di Fraternità” (insieme al Centro d’Ascolto Vicariale), la Casa di Accoglienza “Don Aldo Cresta & Anna e Mimmo” insieme al Baule dei Piccoli, i gruppi di Catechesi per Adulti e di preparazione al Sacramento del Battesimo e al Sacramento del Matrimonio, due gruppi famiglie, la Corale e i gruppi di “Incontri Musicali”, la scuola di musica e il laboratorio artistico con i periodici “Viaggi nell’arte”, il gruppo “Fate”, tutti i gruppi legati al mondo salesiano seguiti dai Salesiani Cooperatori della nostra casa di Quarto. A questo primo sguardo dobbiamo aggiungere i vari gruppi di “partecipazione” come l’equipe per le assemblee pastorali, i tre consigli per gli affari economici, un “Gruppo attività” con uno sguardo alle tre parrocchie, il comitato per le feste patronali.
Nel territorio delle sue parrocchie si trova l’ospedale pediatrico “Giannina Gaslini”. Circa due anni fa avete inaugurato “La Casa dell’Angelo” per l’accoglienza gratuita delle famiglie con i figli ricoverati. Come è vissuta dalla sua gente questa forma di ‘pastorale della carità’?
Ancora una domanda “difficile” perché anche io mi pongo spesso questo interrogativo mentre mi rendo conto dell’impegno profuso dai membri della nostra Comunità di Parrocchie in ordine alla carità e, in modo del tutto particolare, per l’accoglienza delle famiglie che arrivano a Genova per affrontare un ricovero al Gaslini. Credo che la “pastorale della carità” sia vissuta nel momento in cui la presenza delle persone bisognose ci “interpella” e non solo quando si forniscono dei sussidi.
Michela De Leo
L'intervista completa è pubblicata su Il Cittadino N. 47
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